Quiz sulle Feste natalizie

Ciao a tutti. Ecco un quiz sulle tradizioni natalizie e dell’ultimo dell’anno. In italiano


 

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Anzi VS Invece – Audio & Quiz

Impara la differenza fra anzi e invece

Anzi e invece sono due congiunzioni avversative, cioè mettono in contrapposizione due elementi di una frase o delle frasi intere. Sono facili da confondere se l’orecchio non è abituato a sentirle in modo corretto, nel contesto giusto.

Vediamo insieme come si usano e facciamo pratica con un quiz.


ANZI

Si usa per modificare, cambiare, contraddire quello che abbiamo appena detto.

In questi esempi, usiamo anzi per modificare la frase precedente.

  • Domani finisco di lavorare alle 5, anzi alle 6.
  • Mi fai due caffè? Anzi, fammene tre per favore.
  • Luisa ha tre figli, anzi quattro.


Qui, invece, lo usiamo per dare forza a un concetto espresso prima.

  • Il tuo lavoro è duro, anzi durissimo!
  • Sono contento, anzi contentissimo.
  • Non mi piacciono le barbabietole, anzi mi fanno schifo!


Quando è preceduto da una frase negativa, anzi viene spesso usato da solo, come esclamazione, per dire “al contrario”.

  • I bambini non hanno fatto capricci, anzi. (sono stati bravi)
  • Federico non è povero, anzi! (è ricco)
  • Non fa per niente freddo, anzi. (fa caldo)



INVECE

Invece è più complesso di anzi.

In generale, si usa invece per mettere in contrasto due frasi. Invece può somigliare a ma, però, al contrario.

  • Volevo comprare un iPhone, invece ho preso un telefono android.
  • Pensavo di uscire, invece sono rimasto a casa a vedere la tivù.
  • Pensavo che Gary fosse americano, invece è canadese.


Invece di (che) + verbo all’infinito

Entrambe le soluzioni, di e che, sono accettabili.

Sarebbe più corretto usare invece di…, ma anche invece che… è piuttosto usato nella lingua quotidiana.

  • Invece di uscire con gli amici, tuo figlio gioca sempre a Minecraft.
  • Dovresti leggere qualche libro invece di startene lì a vedere Netflix.
  • Invece che faticare in cucina, stasera ordiniamo qualcosa dal cinese.


Invece di (che) + nome.

Possiamo semplicemente associare per contrasto alcuni oggetti animati o astratti usando invece.

  • Invece del latte, uso la panna per macchiare il caffè.
  • Per pagare le bollette uso la carta invece che il contante.
  • Alla fine invece di un cane, ho adottato due gatti.


Invece che + preposizione + nome

  • Compro la frutta al mercato invece che dal fruttivendolo.
  • Preferirei tornare a Capri con te invece che con Livia.
  • Questa volta sono andato al lavoro in treno invece che in macchina.

Come avrete potuto notare negli altri esempi, possiamo mettere invece all’inizio della frase senza cambiarne il significato.

  • Invece che in macchina, questa volta sono andato al lavoro in treno.


Spero che gli esempi siano stati chiari e utili per capire la differenza tra anzi e invece. Mettetevi alla prova con il quiz.


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Anzi VS Invece

Quiz

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Ernesto Basile  – Villino Florio – tappezzeria – 1899/1902

Avverbi Particolari – Special Italian Adverbs – Audio

Ancora, Appena, Cioè, Come, Ecco, Insomma – Audio

Ancora, Appena, Cioè, Come, Ecco, Insomma – Audio


Livello: intermedio

 

Ci sono alcuni avverbi italiani che hanno usi e significati particolari. Oggi ne vedremo alcuni tra i più importanti. Le parole inglesi corrispondenti, non sono perfettamente uguali al significato italiano. Se avete domande, scrivete qui sotto.

Ascoltate gli esempi audio e ripetete.


 

Ancora

La parola ancora, con l’accento sulla o,  ha diversi significati.

Può indicare la continuità di un fatto nel presente, nel passato e nel futuro. (still)

 

Anche ora – Anche allora

  • Sta ancora nevicando.
  • Questo tempaccio durerà ancora molto.
  • Ero ancora un ragazzino quando è arrivato internet.

In frasi interrogative e negative, può voler dire “fino a quel momento” (not yet).

  • Dopo due giorni di viaggio, non eravamo ancora arrivati.
  • Non hai ancora ricevuto il conto del dentista?
  • Tra mezz’ora la torta in forno non sarà ancora pronta.

Può significare “un’altra volta”. (again)

  • Mario è arrivato ancora una volta assonnato.
  • Se mi fai ancora la stessa domanda, mi arrabbio.
  • Proverò ancora l’esame che non ho superato.

Oppure “in aggiunta” a qualcosa di esistente. (more)

  • Signora, vuole ancora della grappa?
  • Il presidente vuole ancora più potere.
  • Vorrei restare ancora un po’, ma devo guidare.

Negli ultimi due esempi, ancora è accompagnato da più e un po’. Quando è in combinazione con altri avverbi, il significato di ancora viene moltiplicato (even more, less, better, worse…).  Per esempio:

  • In autunno l’Italia è ancora più bella.
  • Il risotto è ancora meglio il giorno dopo.
  • Dopo tutti questi scandali, la politica mi interessa ancora meno.
  • Nelle piccole città, il traffico è ancora ancora tollerabile.

Nell’ultimo esempio, la ripetizione di ancora non è un errore. “Ancora ancora” significa in qualche modo, a malapena, bene o male.


Appena

Viene da a + pena, cioè a fatica, con difficoltà, a malapena, pochissimo (barely).

 

  • Ho appena i soldi per cenare stasera.
  • Avremo appena il tempo per cambiare treno.
  • Potevo appena sentire la sua voce.

Vuole anche dire solamente, non più di…

  • Luisa aveva appena sei anni quando cominciò a suonare il piano.
  • Ci sono appena otto impiegati nella mia azienda.
  • Aveva appena mille euro in banca.

Se parliamo di tempo, possiamo usare appena con il significato di da poco tempo, oppure nel momento in cui, spesso accompagnato dal “non” pleonastico.

  • Siamo appena tornati dalle vacanze e già vogliamo ripartire.
  • Appena sarò arrivato in albergo, ti telefonerò.
  • Non appena avranno i soldi, pagheranno il loro debito.

Nell’ultimo esempio, il non è pleonastico, cioè non necessario, ridondante. Tuttavia, si usa molto per rimarcare una differenza con la condizione precedente. Ora non hanno soldi, ma presto li avranno.


Cioè

Nonostante la semplicità, questa parola è un piccolo mistero per qualche studente. Evidentemente, il significato nella lingua parlata non è sempre coerente con la spiegazione grammaticale. Vediamo come cioè si comporta nella lingua scritta e in quella di uso quotidiano.

Ciò + è = cioè. “Questo è”, “in altre parole”, “significa che”, “ossia”, “vale a dire” (that is…, meaning…)

 

  • La scuola ricomincia dopo le vacanze, cioè a settembre.
  • Ci vediamo dopodomani, cioè mercoledì.
  • Lui è il figlio di mia sorella, cioè mio nipote.

Molto frequentemente, cioè è un intercalare, una parola che riempie i vuoti, enfatizza le situazioni (a filler – i mean…).

  • Mario ha avuto un incidente. Cioè, è terribile!
  • Firenze è bella ma, cioè, ci sono troppi turisti.
  • Non mi aspettavo che suonassi così bene il piano. Cioè, sei davvero brava!

Sono solo piccoli esempi, ma cioè si usa davvero molto e in situazioni in cui non ci si aspetterebbe di vedere questa parola. Cioè, avete capito?


Come

Cominciamo col dire che come è un avverbio e più raramente una congiunzione.

Oggi parleremo di come nella funzione di avverbio.

Come è una parola versatile e utilissima.

Nel primo gruppo di esempi, come indica somiglianza e identità.

 

  • Sei come un fratello per me.
  • La partita è finita proprio come avevo immaginato.
  • Stefano è forte come un toro.

Quando paragoniamo qualcosa o qualcuno a un pronome personale, lo indichiamo con la forma oggettiva.

  • Fabio è italiano come me.
  • Credevi che fossimo ricchi come te?
  • Vorrei parlare l’inglese bene come lui.

…di come = di quello che…

  • E’ stato meglio di come immaginassi.
  • Sei più alto di come ti ricordavo.
  • Quel ristorante è meglio di come sembra.

L’uso del congiuntivo o dell’indicativo in queste frasi è sovrapponibile. Nell’italiano parlato si usa spesso l’indicativo.

Ovviamente, come si usa in domande dirette e indirette.

  • Come sei arrivato fino a qui?
  • Dimmi come fai a essere sempre allegra.
  • Com’è possibile?

Quando si chiede di ripetere qualcosa.

  • Scusa, come dici?
  • Come?
  • Come, scusa?

Può introdurre una posizione sociale, un mestiere “in qualità di…” (as a…)

  • Come madre, vorrei sempre sapere dove sono i miei figli.
  • Come medico, le consiglio un riposo assoluto.
  • Come Primo Ministro, ha lavorato molto bene.

Come se… (as if…)

  • Fai pure come se fossi a casa tua.
  • Si comporta come se fosse un ragazzino.
  • Mi sento come se avessi vent’anni di meno.

Infine, possiamo usare come nella lingua parlata per esprimere emozioni di vario tipo. Dal tono della voce, potere comprendere quali.

  • Ma, come ti permetti!
  • Come non detto.
  • Ora come ora, non avrei tempo.
  • Come sarebbe a dire che hai perso le mie chiavi?
  • Come osi!
  • Come sei gentile.

Qualora vi sia sfuggito il significato di alcune espressioni, scrivete pure i vostri dubbi nei commenti. Esiste un gran numero di modi di dire con come. Ve ne insegnerò qualcuno molto presto.


Ecco

Tra gli avverbi più interessanti, troviamo ecco. La funzione più ovvia è quella di indicare la presenza o l’apparizione di qualcuno o qualcosa.

 

  • Ecco, tenga pure il resto.
  • Ecco qui la mia bicicletta. Ti piace?
  • Ecco, laggiù si intravede il mare.
  • Ecco mio figlio. E’ quello più alto.

Quando è seguito da pronomi personali atoni mi, ti, ci, vi, lo, la, li e la particella ne, si unisce a formare una parla unica, molto espressiva e utile.

  • Eccomi, sono pronto. (here I am…)
  • Eccolo, è arrivato Fabio.
  • Eccoti i soldi che ti dovevo.
  • Ti serviva un telefono? Eccotelo.

Quando si introduce o si termina un pensiero articolato o si raggiunge una conclusione, ecco diventa fondamentale per attrarre l’attenzione di chi ascolta.

  • Ecco, secondo me, qual è il problema che ci affligge.
  • Se vi interessa, ecco la mia opinione.
  • Ecco, volevo dire solo questo.
  • Ecco perché ho voluto fare quel viaggio.
  • Ecco tutto.

Quando è seguito da un participio passato, ecco la funzione di chiusura, di conferma che  un’azione è terminata o iniziata.

  • Ecco fatto, ho finito.
  • Ecco risolto il mistero.
  • Eccolo arrivato, in orario come sempre.

Infine ecco, che si distingue per la brevità e per il suono deciso, torna molto utile come intercalare. Si usa spesso quando si esita in un’affermazione o una richiesta.

  • Ecco, vedi, le cose non stanno come pensi.
  • Allora, ecco, volevo dirti che ho cambiato idea.
  • Insomma, ecco, mi chiedevo se potessi aiutarmi.

Insomma

Per finire, ho scelto l’avverbio insomma. Come cioè, e appena, anche il significato di insomma è piuttosto intuibile. In + somma. In conclusione. Come gli altri ha una funzione importante nella lingua parlata. Cercherò di usare degli esempi in un italiano vicino alla lingua di tutti i giorni.

Come “in conclusione”.

 

  • Insomma, abbiamo capito che non te ne frega niente.
  • Gli attori erano bravi, ma la storia alla fine era banale e prevedibile. Insomma, il film non mi è piaciuto.
  • La spiaggia era bellissima, l’albergo pulito e tenuto bene. Insomma, ci siamo trovati bene.

Detto con un tono dubbioso, poco convinto, insomma suona un po’ come “niente di speciale”, “mica tanto”, “così così”.

  • Vi siete divertiti? –  Insomma.
  • C’era molta gente? – Insomma.
  • Valeva la pena di vederli dal vivo? – Insomma.

Come esclamazione, quando si è persa la pazienza, significa basta! allora! quindi?

  • Ma insomma!
  • Insomma, ti sbrighi si o no?
  • Insomma! E’ da una vita che vi aspettiamo

 

 


La lista degli esempi potrebbe continuare all’infinito, ma mi fermo qui. Se avete domande o commenti, scrivete pure o chiedete durante la lezione su Skype. A presto.

 


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    Giandomenico Tiepolo – La passeggiata in villa – 1791 – Fondazione Musei Civici di Venezia

    La forma passiva – Ripasso, Quiz & Audio

    forma passiva

    Oggi ripasseremo la forma passiva con un quiz e degli esempi audio


    Abbiamo già studiato la forma passiva, ma vale la pena fare un ripassino.

    Siete pronti?

    La forma passiva si ha quando il soggetto non compie un’azione ma la subisce. Per esempio:

    • Giulia prepara il risotto.
    • Il risotto è preparato da Giulia.

    Nella prima frase, Giulia è la protagonista. Nella seconda, lo è il risotto.

    Giulia, in questo caso, è “l’agente”, cioè il soggetto logico dell’azione, mentre il risotto è il soggetto grammaticale della frase passiva.

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    La forma passiva – Ripasso, Quiz & Audio

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    Adolfo Wildt – Il Maestro Arturo Toscanini – 1924

    Trova i sinonimi e i contrari di un aggettivo – Quiz

    Oggi faremo un semplice esercizio di vocabolario: trovare i sinonimi e i contrari di un aggettivo

    livello – intermedio

    Lo scopo dell’esercizio è piuttosto semplice ma il contenuto è complesso. Dato un aggettivo, bisogna trovarne uno di significato opposto o il suo sinonimo.

    Non si tratta di un esercizio di abilità, ma di conoscere o non conoscere una determinata parola. Quindi, se non conoscete i sinonimi o gli opposti di un aggettivo presente in questa lista, è il momento giusto per impararli.

    Siccome esistono molti aggettivi che possono essere interpretati come contrari o sinonimi, includerò solo i più comuni, ovvero quelli che possiamo trovare normalmente in un dizionario.

    Se non conoscete una risposta, scrivete una parola a caso e i vari risultati appariranno.

    Le varie alternative che ho scelto, non hanno lo stesso valore. Alcune parole sono di uso comune, altre meno, altre ancora sono rare nell’uso moderno. Alcune appartengono alla lingua parlata, altre sono più adatte a un contesto scritto, come un libro, una rivista, un giornale.

    Quelli di voi che studiano con me su Skype, potranno discuterne a lezione e distinguere il valore lessicale di questi aggettivi.

    La scelta tra le varie parole è abbastanza ricca, ma può essere incompleta.

    Se avete dubbi o volete aggiungere altri sinonimi e contrari, potete scriverli nei commenti. Se le vostre parole sono adatte, saranno aggiunte alla lista.

    Siete pronti?


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    Grazie e a presto.

    Vittorio Matteo Corcos – Ritratto dell’editore Emilio Treves – 1907


    il passato prossimo – verbi irregolari – QUIZ

    passato-prossimo-irregolare

    Oggi ripasseremo i participi irregolari e il passato prossimo, con un quiz

    Così come in inglese, anche in italiano esistono dei participi irregolari. Con essi, possiamo costruire il passato prossimo e tutti gli altri tempi composti della lingua italiana, naturalmente usando gli ausiliari ESSERE o AVERE.

    Non mi dilungherò qui sulla scelta di essere o avere. Esistono regole e molte eccezioni. Possiamo parlarne a lezione se ci sono ancora dubbi.

    Nella lista che segue, ho inserito una settantina di participi irregolari. Molti hanno l’ausiliare avere, alcuni hanno essere (maschile femminile singolare e plurale —-> o , a , i , e). Altri ancora, possono avere entrambi. Dipende dalla situazione.

    Per esempio, guardiamo il verbo correre *:

    • Ho corso per dieci chilometri.
    • Maria è corsa a casa.

    Esaminando i verbi qui sotto, possiamo identificarne alcuni che hanno la stessa radice e quindi la stessa forma irregolare.

    Per esempio, produrre ha una stretta parentela con verbi come dedurre, condurre, ridurre, tradurre…

    Quindi, possiamo immaginare che il participio sarà rispettivamente dedotto, condotto, ridotto, tradotto, eccetera.

    Ricorda l’uso del passato prossimo con i pronomi:

    • Ho visto i tuoi amici. = Li ho visti.

    Con i verbi riflessivi, si usa sempre essere:

    • Mi sono fatto la barba.

    Esistono altri casi, più complessi, in cui il passato prossimo si coniuga in modo particolare con pronomi e particelle particolari; per esempio il “si” impersonale e quello passivante. Non sarà tuttavia questo l’argomento del quiz di oggi.

    Diamo un’occhiata alla lista e risolviamo le domande del quiz. Siete pronti?

    Alcuni participi irregolari


    Non si tratta di una lista completa, anzi. Esistono molti altri verbi irregolari, ma  questa dovrebbe bastare per comunicare in italiano a un buon livello.

     

    Ecco il quiz.

     

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    Giovanni Carnovali – Autoritratto – 1846

    Quiz for beginners – Italian articles


     

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    Farcela, Prendersela, Finirla, Fregarsene, Aspettarsela – Quiz

    Farcela, Prendersela, Finirla, Fregarsene, Aspettarsela – Quiz

    Oggi faremo pratica con alcuni verbi pronominali: Farcela, Prendersela, Finirla, Fregarsene, Aspettarsela

    Esiste una gran varietà di verbi pronominali, ossia verbi che uniti a pronomi assumono una sfumatura idiomatica.

    Sono sicuro che molti di voi avranno sentito dire “me ne frego”, o “non ce la faccio”. Oggi esamineremo una manciata di verbi che hanno la stessa struttura e faremo pratica con un quiz.

    Considerate che è difficile tradurre esattamente in inglese il taglio colloquiale di questi verbi. Ci proveremo (provarci! un altro verbo pronominale…) sperimentandone l’uso con tempi e modi diversi. Siete pronti?


    Farcela

    • To manage, to make it. Difficile tradurre, come abbiamo già accennato. Leggete questi esempi.
    • Non avere paura, ce la farai.
    • Credevo che ce l’avremmo fatta, ma mi sbagliavo.
    • Dovete farcela, mi raccomando.

    Prendersela

    • To be offended, to pick on somebody, to get angry, to be upset, disappointed. Come potete notare, ci sono diversi significati più o meno intuibili. Prendersela comoda, significa fare le cose con calma, senza fretta. A volte viene detto con un tocco di ironia. Vediamo alcuni esempi.
    • Non ce la prendiamo. Sarà per la prossima volta.
    • Il mio capo se la prende sempre con me.
    • Prenditela comoda, abbiamo tutto il pomeriggio.

    Finirla

    • To quit, put an end to it, “cut it out”, stop doing that. Il verbo “finire” mantiene il proprio significato, ma il il pronome “la” (questa cosa) aggiunge un oggetto indefinito, una componente colloquiale.
    • Se non la finisci, mi arrabbio.
    • Finitela di raccontare bugie!
    • Voglio che tu la finisca, una volta per tutte.

    Fregarsene

    • To not give a…, don’t care. Il verbo “fregare” (to rub) cambia completamente con l’aggiunta di una componente riflessiva (“si = se” –> oneself) e la difficile particella “ne” (of it).
    • Se ne fregano totalmente dei vicini di casa.
    • Non è una cosa importante. Freghiamocene.
    • Non andremo in vacanza, ce ne freghiamo del mare.

    Aspettarsela

    • To expect it. Questo è abbastanza semplice, ma attenti alle coniugazioni.
    • Abbiamo ricevuto molti complimenti, non ce la aspettavamo.
    • Maria ti ha lasciato. Dovevi aspettartela.
    • Non sapevo che fumassi. Non me l’aspettavo da te.

     

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    Spero che il quiz sia stato utile per chiarirti le idee.

    Non te la prendere se il punteggio è basso.

    Alla prossima.

     

    Antonio Puccinelli – Ritratto della signora Marrocchi – 1855

     

     

    Le frasi causali – Esempi audio

    le frasi causali audio

    Le frasi causali indicano la causa, il motivo dell’azione descritta nella frase principale


    • Visto che non hai voglia di uscire, stasera rimarremo a casa.

     

    Visto che non hai voglia di uscire…” è una frase subordinata causale, (o “proposizione causale”) che dà informazioni sulla frase principale (o “proposizione reggente”), spiegando perché “stasera rimarremo a casa”.

    La frase causale (subordinate clause) non può esistere da sola, senza la frase principale (main clause).

    Oggi impareremo a riconoscere le frasi causali e a costruirle correttamente, utilizzando le parole chiave più comuni nella lingua di tutti i giorni. Leggete e ascoltate gli esempi ripetendo la pronuncia e l’intonazione corretta.


    Nella maggior parte dei casi, le frasi causali si costruiscono con i tempi dell’indicativo.

    Nei libri di grammatica, troverete la definizione di “causali esplicite” e “causali implicite”.

    Questa divisione riguarda semplicemente i modi che usano chiaramente un soggetto o meno.

    Nel nostro caso, le frasi causali esplicite si costruiscono con l’indicativo e, in casi molto particolari, con il condizionale e il congiuntivo.

     

    • Vado al lavoro in treno perché odio guidare.
    • Non faccio sport, non perché sia pigro, ma perché non ho tempo.
    • Sto andando in centro perché vorrei fare una passeggiata.

     

     

    In particolare, possiamo notare come il congiuntivo spieghi “non perché…bensì /ma…“, introducendo una “non causa”.


    Le frasi causali esplicite sono riconoscibili perché introdotte da alcune congiunzioni ben distinte:

    • Questo fine settimana non andremo in montagna perché probabilmente nevicherà.
    • Siccome ho mangiato troppo a pranzo, stasera salterò la cena.
    • Poiché non amo la vita in spiaggia, raramente vado al mare in agosto.
    • Lavoreremo sabato mattina giacché ce lo ha chiesto il capo.
    • Copriti ché fa freddo!

     

     

    E’ necessario distinguere subito la diversa posizione di “perché” rispetto a “poiché” o “siccome”.

    “Perché”, normalmente, non si mette mai all’inizio di una frase che non sia interrogativa, ma al centro, nella posizione classica delle congiunzioni.

    “Poiché” e “Sebbene”, invece, vanno benissimo all’inizio della frase, proprio come “Since” in inglese.

    Potete tranquillamente dimenticare “giacché”. Si usa quasi unicamente nell’italiano scritto e piuttosto raramente.

    “Ché”, invece, è molto utilizzato come contrazione di “poiché” e “perché” nella lingua parlata. E’ a volte difficile per un non madrelingua distinguere “che” da “ché”. Difficile, ma non impossibile.


    Oltre alle congiunzioni causali, possiamo trovare delle espressioni più articolate che svolgono la funzione di congiungere la frase principale con la subordinata causale. Per esempio:

     

    • La mia carta di credito è stata boccata, per il fatto che la mia banca teme delle truffe.
    • Il governo italiano è caduto per il motivo che ha perso la maggioranza in parlamento.
    • Mario è stato promosso dal suo capo, dal momento che ha fatto un ottimo lavoro.
    • Vorremmo che tu fossi il nostro testimone di nozze, dato che ci conosciamo da una vita.
    • Purtroppo mi hanno dato una multa, visto che ho parcheggiato sulle strisce.
    • Dato che fa troppo caldo, il consumo di frutta e verdura è aumentato.
    • Hanno annullato il concerto, in quanto molti biglietti non sono stati venduti.

     


     

    Le frasi causali implicite utilizzano modi cosiddetti “indefiniti”, infinito, gerundio e participio, che non hanno coniugazioni o soggetti indipendenti.

    Per quanto riguarda l’infinito, lo schema grammaticale è:

    a (forza di) + infinito semplice

    • E’ diventato molto muscoloso ad andare sempre in palestra.
    • Ha perso la voce a forza di urlare così forte.

     

    Le due frasi sono comuni nell’italiano parlato e in quello scritto.

     

    per + infinito composto

    • Siamo stati premiati per avere prodotto il vino più buono della zona.
    • Sono stati arrestati per essere entrati in banca con una pistola.

     

     

    Nel caso del gerundio, esiste il classico “gerundio di causa“. Leggete il blog se siete curiosi e volete saperne di più.

    • Lavorando con Mario, lo conosco molto bene.
    • Avendo vissuto dieci anni in Argentina, parlo molto bene lo spagnolo.

     

     

    Anche in questo caso, abbiamo il gerundio semplice o composto a seconda del momento in cui la “causa” descritta dal gerundio ha avuto luogo.

    Infine, nel caso del participio, dobbiamo dire che è possibile solo con il tempo passato.

    In questo caso parliamo di participio assoluto. Anche qui, leggete il blog per saperne di più.

    • Vista la polizia, i ladri sono scappati velocemente.
    • Finiti i soldi, non sapevamo come pagare l’affitto.

     


     

    Spero che questo breve specchietto sulle frasi causali sia stato utile.

     

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      Vittorio Matteo Corcos – Ritratto di giovane donna – 1911

      Sebbene, benché, nonostante, anche se… – Quiz

      le-frasi-concessive

      Oggi studieremo le cosiddette “frasi concessive”, spesso introdotte da congiunzioni come “sebbene, benché, nonostante, anche se” e altre locuzioni


      Che cos’è una frase concessiva?

       

      Di solito parliamo di frasi concessive quando esiste un contrasto tra le premesse della frase principale e il contenuto della frase subordinata.

      • Non riesco a dormire anche se sono stanco.

      Non riesco a dormire è la frase principale, anche se sono stanco è la frase subordinata concessiva,  in contrasto con la frase principale.

      Possiamo trovare delle frasi concessive con un soggetto esplicito, cioè con dei modi verbali che richiedono un soggetto (il congiuntivo, l’indicativo, il condizionale), oppure con un soggetto implicito (infinito, participio, gerundio).


      Con il congiuntivo, indicativo e condizionale

       

      Quando il soggetto è esplicito, troviamo molto spesso il congiuntivo.

      • Mario ha fatto colazione a casa benché fosse già in ritardo.

      L’indicativo si trova soprattutto dopo l’espressione “anche se”.

      • Mario ha fatto colazione a casa anche se era già in ritardo.

      Il condizionale si trova quando la frase è a tutti gli effetti una dichiarazione (frase enunciativa).

      • Ho deciso di restare a casa anche se verrei volentieri in vacanza con voi.

      Verrei volentieri con voi è una dichiarazione, un’enunciazione (statement), per cui possiamo utilizzare anche se per costruire una frase concessiva.

      Abbiamo già parlato della sovrapposizione di congiuntivo e condizionale in un altro blog. Prova a dare un’occhiata sei hai dei dubbi.


      Con gerundio, participio, infinito

       

      Nel caso di una frase in forma implicita, molto spesso possiamo usare un gerundio preceduto da Pure o Pur.

      • Pur essendo già in ritardo, Mario ho fatto colazione a casa.

      Possiamo usare anche un participio, con o senza “pur”:

      • Aiutato molte volte della famiglia, non ha mai ringraziato.

      Cioè, anche se era stato aiutato più volte della famiglia… In questo modo omettiamo direttamente il soggetto usando il participio. Questa formula è molto meno comune rispetto a quella con il gerundio.

      L’infinito si usa nelle frasi concessive, introdotto dalla preposizione per:

      • Per essere così ricco, è una persona molto semplice.

      Nonostante sia così ricco…

      Nell’italiano parlato, per essere e per avere sono molto usati, perché semplici e immediati da capire.

      Anche in questo caso, vi invito a ripassare la funzione dei modi impliciti, gerundio participio e infinito con un altro blog e quiz.


      Quali congiunzioni e locuzioni usare

       

      È molto importante capire quali congiunzioni possiamo usare per introdurre una frase concessiva.

      Esistono infatti su tutti libri delle liste di congiunzioni ed espressioni utilizzate in questo senso, senza che però vi sia una chiara distinzione tra quelle che si usano nella lingua parlata e quelle che invece rimangono solo sui libri, in quanto non si usano mai, o quasi, nel parlato quotidiano.

      Cercheremo di ovviare a questa mancanza con degli esempi.

      Spulciando vari libri, leggo con un misto di stupore e orrore una lista di congiunzioni obsolete mischiate ad espressioni di uso quotidiano:

      • benché, sebbene, quantunque, nonostante, ancorché, malgrado …

      Seguite da locuzioni comuni e meno comuni:

      • per quanto, ammesso che, posto che, anche se, neanche se, a dispetto di, quand’anche, nemmeno se, con tutto che…

      Per quanto riguarda le congiunzioni, possiamo tranquillamente escludere quantunque e ancorché. Nessuno le usa nella lingua parlata e suonano molto barocche, troppo elaborate, anche nella lingua scritta.

      Tra le locuzioni, possiamo scordarci quand’anche. Le altre nella lista, sono più o meno usate nella lingua scritta. Nella lingua parlata, le soluzioni più semplici sono sempre le più utilizzate.

      • Nonostante la pioggia, è andato a correre.
      • Malgrado la pioggia, è andato a correre.
      • Anche se piove, è andato a correre.
      • Neanche con il sole vado a correre.
      • Nemmeno se c’è il sole vado a correre.

      In altre parole, tutti i casi in cui è possibile evitare il congiuntivo sono comuni nella lingua di tutti i giorni.

      Nonostante e malgrado sono molto più comuni di benché e sebbene perché possiamo omettere il verbo, e quindi il congiuntivo.

      Possiamo anche usare il congiuntivo. Nonostante piova… Malgrado piovesse…

      In altri casi comuni, dobbiamo usare il congiuntivo.

      • Benché fosse un uomo di successo, era molto infelice.
      • Sebbene avessimo appena finito le vacanze, eravamo più stanchi di prima.
      • Per quanta fame avesse, ha resistito alle tentazioni.
      • Ammesso che arrivassimo in tempo, non avremmo trovato i biglietti.
      • Nemmeno se fossi milionario ti sposerei.

      Anche se

       

      Due parole su anche se.

      Come abbiamo visto, è molto più comodo e scorrevole rispetto a sebbene e benché. Esistono però due tipi di anche se. Con l’indicativo e con il congiuntivo.

      • Anche se piove, è andato a correre.
      • Anche se piovesse, andrebbe a correre.
      • Anche se avesse piovuto sarebbe andato a correre.

      Se avete studiato il periodo ipotetico, riconoscerete sicuramente queste tre costruzioni. La prima usa l’indicativo, la seconda e la terza il congiuntivo con il condizionale.

      Quindi, se parliamo di un’ipotesi e di una conseguenza, dobbiamo usare il congiuntivo.

       


      Nonostante VS Nonostante che

       

      Esiste un po’ di confusione sull’uso di nonostante che. Molti pensano che sia una formula scorretta, ma non è così.

      Ci sono errori comuni che a scuola ci insegnano a evitare. Soprattutto siccome che o quando che appartengono ad alcuni dialetti e sono molto brutti da sentire.

      Per questo motivo, nonostante che è stato sostituito nei fatti da nonostante.

      • Nonostante che il presidente si sia dimesso, non ci saranno elezioni quest’anno.

      La frase è corretta, ma oggi si tenderebbe a scrivere Nonostante il presidente… senza “che”.

      Se invece non abbiamo un verbo, è corretto scrivere nonostante senza “che”.

      • Nonostante il duro lavoro, non hanno ancora finito.

      Ho volutamente tralasciato alcune locuzioni per metterle nel quiz che segue. Se avete domande, scrivetele pure nei commenti.


      LOADING QUIZ...


       

      Grazie mille e alla prossima.

       

      Francesco Hayez: Ritratto della cantante Matilde Juva Branca 1851

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