Italian Comparatives and Superlatives: Review and Quiz

italian-comparatives

With Italian comparatives and superlatives we can express the intensity of an adjective or an adverb by making a comparison. Learn the Comparativi e Superlativi


We can sort and analyse Italian Comparatives and Superlatives according to their function. We can start with comparatives, or comparativi.

Comparativo di uguaglianza

We can compare two elements with the same relative importance using come or quanto (‘as . . . as’) . We can also use the words tanto … quanto, altrettanto or così before the first element and make the comparison stronger.

  • La mia nuova macchina è tanto veloce quanto quella di prima. My new car is as fast as the one I had before.
  • La mia amica Laura è tanto bella quanto simpatica. My friend Laura is as pretty as nice.
  • In Italia la birra non è popolare come in Germania. In Italy, beer is not as popular as in Germany.

Comparativo di maggioranza / minoranza

The words più (‘more’) and meno (‘less’) are used to turn an adjective (aggettivo) into a comparative. We use the words di or che  (‘than’) for introducing the second element of the comparison:

  • La Ferrari è più cara della Porsche. Ferrari is more expensive than Porsche.
  • Venezia è meno grande di quanto pensassi. Venice is less big than I thought.
  • È più facile leggere che parlare in Italiano. It is easier to read than speaking Italian.
  • Fabio è più intelligente che forte. Mario is more intelligent than strong.

The choice of DI or CHE is quite tricky, sometimes not linear in spoken Italian. There are more complex rules, which depend on the elements that you are comparing (two verbs or two nouns etc…). A simple rule of thumb that works pretty flawlessly is:

  • Compare two separate elements: DI.

Mario è più ricco di Stefano.

  • Compare two elements of the same subject: CHE.

Mario è più simpatico che intelligente.

  • Compare two actions. CHE

Leggere è più rilassante che guardare la tivù.


  • La vita è più cara a Milano che a Napoli.
  • Monica è meno professionale di Laura.

Special comparatives

Four very common adjectives have a special form of comparative:

  • buono —-> migliore (più buono)
  • cattivo —-> peggiore (più cattivo)
  • grande —->maggiore (più grande)
  • piccolo —->minore (più piccolo)

Regular and irregular comparatives in the third column are are both correct. Please note that:

  • Maggiore can mean ‘bigger, older/elder’ ‘greater’.
  • Minore can mean ‘smaller’ or ‘younger’, ‘less, the lesser’.

For example

  • Ho due figli. Il maggiore si chiama Luciano, il minore Davide.

A last important note: better and worse are meglio and peggio. They are adverbs, but we can use them as adjectives as well. For example:

  • Stefano cucina meglio di Mario.
  • Io parlo il giapponese peggio di te.

ma anche:

  • Milano è meglio di Torino.
  • Non lavorare è peggio che avere un brutto lavoro.

The second element of the Italian Comparatives and Superlatives are the superlativi. We can subdivide them in different categories for understanding better how they behave in a sentence.

 Superlativi relativi

When something or someone has ‘the most’, the highest (or lowest) degree of a certain quality, in a specific context,  we use il più or il meno together with the relevant adjective. This is a relative superlative, in Italian superlativo relativo:

  • Serena è la ragazza più bella del paese.
  • Giuseppe Verdi è stato il più grande compositore Italiano.
  • Il Monte Bianco è la montagna più alta d’Italia.
  • Dario è il giocatore meno alto della squadra di basket.

Again, a few common adjectives have a special form of relative superlative, as well as the regular one:

  • il migliore (il più buono)
  • il peggiore (il più cattivo)
  • il maggiore (il più grande)
  • il minore (il più piccolo)
  • Il prosecco è il migliore vino bianco italiano.

 Superlativi assoluti

Indicates a very high or low degree of a certain quality in absolute terms, without any comparison. The easiest way to form a superlativo assoluto starting from an adjective is by adding the suffix -issimo or the feminine / plural declination.

  • Alberto è un ragazzo intelligentissimo.
  • Claudia viene da una famiglia ricchissima.
  • Le tue sorelle sono simpaticissime.
  • A casa mia ci sono dei mobili antichissimi.

Alternatively, we can add the adverb molto, estremamente, decisamente or assai (obsolete in spoken Italian) to the adjective and obtain:

  • … molto intelligente
  • … estremamene ricca
  • … decisamente simpatiche
  • … assai antichi

Sometimes, we can transform an adjective into an absolute superlative doing the following:

  • adding an adjective having the same/similar meaning: bagnato fradicio.
  • duplicating the adjective: facile facile.
  • adding bello instead of molto in the spoken language: bello contento.
  • adding il/la/i/le più … Flavia è la più bella (di tutte, implying “of all”)

The usual four adjectives have also irregular absolute superlatives.

  • buonissimo/ottimo
  • cattivissimo/pessimo
  • grandissimo/massimo
  • piccolissimo/minimo

A common mistake: we can’t turn a superlative into a “superlative-superlative”. In other words, expressions like “il più buonissimo” are wrong.

I hope this recap was useful for understanding the Italian Comparatives and Superlatives.

Please try the quiz. Alla prossima.

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Avverbi Particolari – Special Italian Adverbs – Audio

Ancora, Appena, Cioè, Come, Ecco, Insomma – Audio

Ancora, Appena, Cioè, Come, Ecco, Insomma – Audio


Livello: intermedio

 

Ci sono alcuni avverbi italiani che hanno usi e significati particolari. Oggi ne vedremo alcuni tra i più importanti. Le parole inglesi corrispondenti, non sono perfettamente uguali al significato italiano. Se avete domande, scrivete qui sotto.

Ascoltate gli esempi audio e ripetete.


 

Ancora

La parola ancora, con l’accento sulla o,  ha diversi significati.

Può indicare la continuità di un fatto nel presente, nel passato e nel futuro. (still)

 

Anche ora – Anche allora

  • Sta ancora nevicando.
  • Questo tempaccio durerà ancora molto.
  • Ero ancora un ragazzino quando è arrivato internet.

In frasi interrogative e negative, può voler dire “fino a quel momento” (not yet).

  • Dopo due giorni di viaggio, non eravamo ancora arrivati.
  • Non hai ancora ricevuto il conto del dentista?
  • Tra mezz’ora la torta in forno non sarà ancora pronta.

Può significare “un’altra volta”. (again)

  • Mario è arrivato ancora una volta assonnato.
  • Se mi fai ancora la stessa domanda, mi arrabbio.
  • Proverò ancora l’esame che non ho superato.

Oppure “in aggiunta” a qualcosa di esistente. (more)

  • Signora, vuole ancora della grappa?
  • Il presidente vuole ancora più potere.
  • Vorrei restare ancora un po’, ma devo guidare.

Negli ultimi due esempi, ancora è accompagnato da più e un po’. Quando è in combinazione con altri avverbi, il significato di ancora viene moltiplicato (even more, less, better, worse…).  Per esempio:

  • In autunno l’Italia è ancora più bella.
  • Il risotto è ancora meglio il giorno dopo.
  • Dopo tutti questi scandali, la politica mi interessa ancora meno.
  • Nelle piccole città, il traffico è ancora ancora tollerabile.

Nell’ultimo esempio, la ripetizione di ancora non è un errore. “Ancora ancora” significa in qualche modo, a malapena, bene o male.


Appena

Viene da a + pena, cioè a fatica, con difficoltà, a malapena, pochissimo (barely).

 

  • Ho appena i soldi per cenare stasera.
  • Avremo appena il tempo per cambiare treno.
  • Potevo appena sentire la sua voce.

Vuole anche dire solamente, non più di…

  • Luisa aveva appena sei anni quando cominciò a suonare il piano.
  • Ci sono appena otto impiegati nella mia azienda.
  • Aveva appena mille euro in banca.

Se parliamo di tempo, possiamo usare appena con il significato di da poco tempo, oppure nel momento in cui, spesso accompagnato dal “non” pleonastico.

  • Siamo appena tornati dalle vacanze e già vogliamo ripartire.
  • Appena sarò arrivato in albergo, ti telefonerò.
  • Non appena avranno i soldi, pagheranno il loro debito.

Nell’ultimo esempio, il non è pleonastico, cioè non necessario, ridondante. Tuttavia, si usa molto per rimarcare una differenza con la condizione precedente. Ora non hanno soldi, ma presto li avranno.


Cioè

Nonostante la semplicità, questa parola è un piccolo mistero per qualche studente. Evidentemente, il significato nella lingua parlata non è sempre coerente con la spiegazione grammaticale. Vediamo come cioè si comporta nella lingua scritta e in quella di uso quotidiano.

Ciò + è = cioè. “Questo è”, “in altre parole”, “significa che”, “ossia”, “vale a dire” (that is…, meaning…)

 

  • La scuola ricomincia dopo le vacanze, cioè a settembre.
  • Ci vediamo dopodomani, cioè mercoledì.
  • Lui è il figlio di mia sorella, cioè mio nipote.

Molto frequentemente, cioè è un intercalare, una parola che riempie i vuoti, enfatizza le situazioni (a filler – i mean…).

  • Mario ha avuto un incidente. Cioè, è terribile!
  • Firenze è bella ma, cioè, ci sono troppi turisti.
  • Non mi aspettavo che suonassi così bene il piano. Cioè, sei davvero brava!

Sono solo piccoli esempi, ma cioè si usa davvero molto e in situazioni in cui non ci si aspetterebbe di vedere questa parola. Cioè, avete capito?


Come

Cominciamo col dire che come è un avverbio e più raramente una congiunzione.

Oggi parleremo di come nella funzione di avverbio.

Come è una parola versatile e utilissima.

Nel primo gruppo di esempi, come indica somiglianza e identità.

 

  • Sei come un fratello per me.
  • La partita è finita proprio come avevo immaginato.
  • Stefano è forte come un toro.

Quando paragoniamo qualcosa o qualcuno a un pronome personale, lo indichiamo con la forma oggettiva.

  • Fabio è italiano come me.
  • Credevi che fossimo ricchi come te?
  • Vorrei parlare l’inglese bene come lui.

…di come = di quello che…

  • E’ stato meglio di come immaginassi.
  • Sei più alto di come ti ricordavo.
  • Quel ristorante è meglio di come sembra.

L’uso del congiuntivo o dell’indicativo in queste frasi è sovrapponibile. Nell’italiano parlato si usa spesso l’indicativo.

Ovviamente, come si usa in domande dirette e indirette.

  • Come sei arrivato fino a qui?
  • Dimmi come fai a essere sempre allegra.
  • Com’è possibile?

Quando si chiede di ripetere qualcosa.

  • Scusa, come dici?
  • Come?
  • Come, scusa?

Può introdurre una posizione sociale, un mestiere “in qualità di…” (as a…)

  • Come madre, vorrei sempre sapere dove sono i miei figli.
  • Come medico, le consiglio un riposo assoluto.
  • Come Primo Ministro, ha lavorato molto bene.

Come se… (as if…)

  • Fai pure come se fossi a casa tua.
  • Si comporta come se fosse un ragazzino.
  • Mi sento come se avessi vent’anni di meno.

Infine, possiamo usare come nella lingua parlata per esprimere emozioni di vario tipo. Dal tono della voce, potere comprendere quali.

  • Ma, come ti permetti!
  • Come non detto.
  • Ora come ora, non avrei tempo.
  • Come sarebbe a dire che hai perso le mie chiavi?
  • Come osi!
  • Come sei gentile.

Qualora vi sia sfuggito il significato di alcune espressioni, scrivete pure i vostri dubbi nei commenti. Esiste un gran numero di modi di dire con come. Ve ne insegnerò qualcuno molto presto.


Ecco

Tra gli avverbi più interessanti, troviamo ecco. La funzione più ovvia è quella di indicare la presenza o l’apparizione di qualcuno o qualcosa.

 

  • Ecco, tenga pure il resto.
  • Ecco qui la mia bicicletta. Ti piace?
  • Ecco, laggiù si intravede il mare.
  • Ecco mio figlio. E’ quello più alto.

Quando è seguito da pronomi personali atoni mi, ti, ci, vi, lo, la, li e la particella ne, si unisce a formare una parla unica, molto espressiva e utile.

  • Eccomi, sono pronto. (here I am…)
  • Eccolo, è arrivato Fabio.
  • Eccoti i soldi che ti dovevo.
  • Ti serviva un telefono? Eccotelo.

Quando si introduce o si termina un pensiero articolato o si raggiunge una conclusione, ecco diventa fondamentale per attrarre l’attenzione di chi ascolta.

  • Ecco, secondo me, qual è il problema che ci affligge.
  • Se vi interessa, ecco la mia opinione.
  • Ecco, volevo dire solo questo.
  • Ecco perché ho voluto fare quel viaggio.
  • Ecco tutto.

Quando è seguito da un participio passato, ecco la funzione di chiusura, di conferma che  un’azione è terminata o iniziata.

  • Ecco fatto, ho finito.
  • Ecco risolto il mistero.
  • Eccolo arrivato, in orario come sempre.

Infine ecco, che si distingue per la brevità e per il suono deciso, torna molto utile come intercalare. Si usa spesso quando si esita in un’affermazione o una richiesta.

  • Ecco, vedi, le cose non stanno come pensi.
  • Allora, ecco, volevo dirti che ho cambiato idea.
  • Insomma, ecco, mi chiedevo se potessi aiutarmi.

Insomma

Per finire, ho scelto l’avverbio insomma. Come cioè, e appena, anche il significato di insomma è piuttosto intuibile. In + somma. In conclusione. Come gli altri ha una funzione importante nella lingua parlata. Cercherò di usare degli esempi in un italiano vicino alla lingua di tutti i giorni.

Come “in conclusione”.

 

  • Insomma, abbiamo capito che non te ne frega niente.
  • Gli attori erano bravi, ma la storia alla fine era banale e prevedibile. Insomma, il film non mi è piaciuto.
  • La spiaggia era bellissima, l’albergo pulito e tenuto bene. Insomma, ci siamo trovati bene.

Detto con un tono dubbioso, poco convinto, insomma suona un po’ come “niente di speciale”, “mica tanto”, “così così”.

  • Vi siete divertiti? –  Insomma.
  • C’era molta gente? – Insomma.
  • Valeva la pena di vederli dal vivo? – Insomma.

Come esclamazione, quando si è persa la pazienza, significa basta! allora! quindi?

  • Ma insomma!
  • Insomma, ti sbrighi si o no?
  • Insomma! E’ da una vita che vi aspettiamo

 

 


La lista degli esempi potrebbe continuare all’infinito, ma mi fermo qui. Se avete domande o commenti, scrivete pure o chiedete durante la lezione su Skype. A presto.

 


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    Giandomenico Tiepolo – La passeggiata in villa – 1791 – Fondazione Musei Civici di Venezia

    Qualche congiunzione: come, perché, quando, se, che, mentre. – Quiz

    ome, perché, quando, se, che, mentre. - Quiz

    Abbiamo già parlato di congiunzioni. Oggi ne studieremo in dettaglio alcune

     

    Chi segue questo blog ha già probabilmente letto alcuni articoli sulle preposizioni, gli avverbi e i connettori.

    Oggi vedremo nel dettaglio alcune congiunzioni subordinative e le loro funzioni principali.

    Non spiegherò il significato delle singole frasi. So che alcune saranno difficili da capire. Se avete domande, scrivete pure nei commenti e vi risponderò volentieri. Se siete miei studenti, ne possiamo parlare su Skype.

     


    Come

    La congiunzione come, può introdurre:

    • Un paragone – Non è difficile come credevo.
    • Un modo – Tratterò la tua macchina come fosse mia.
    • Tempo – Come sono arrivato a casa, ho fatto una doccia.
    • Una dichiarazione – Gli abbiamo spiegato come fossimo dispiaciuti.
    • Interrogativa indiretta – Spiegami come hai perso il portafoglio.

    Ovviamente, possiamo usare come in funzione di avverbio. Come stai?


    Perché

    Oltre alla consueta funzione interrogativa, perché, usato come congiunzione, introduce:

    • Una causa – Mi sono perso perché non conosco la strada.
    • Uno scopo – Te lo dico, perché tu possa farti un’idea.
    • Una conseguenza – E’ un film troppo stupido perché ti possa interessare.
    • Interrogativa indiretta – Dimmi perché sei arrabbiata.

    Quando

    Ovviamente, quando è strettamente legato al concetto di tempo, ma può introdurre diverse situazioni.

    • Tempo – Usciremo quando la partita sarà finita.
    • Tempo (iterativo) – Quando vado a Roma, dormo sempre a Trastevere.
    • Valore condizionale – Quando si verificasse questa situazione, saremmo pronti.
    • Un contrasto (avversativo) – Hai deciso di parlare, quando potevi farti i fatti tuoi.
    • Una causa – Mi chiedi sempre di cucinare, quando sai che non ho tempo.
    • Un’esclamazione (sospesa…) –  Quando uno è fortunato!
    • Interrogativa indiretta – Dimmi quando arriverai.

    Se

    Anche “se” è abbastanza interessante. Introduce:

    • Una condizione – Se hai voglia, chiamami.
    • Esclamazione – Se solo sapessi!
    • Una causa – Se volevi venire, dovevi dirlo.
    • Una concessione: Anche se potessi, non cambierei città.
    • Interrogativa indiretta – Non so se avete tempo per la mostra.

    Che

    La congiunzione che, è probabilmente la più interessante. Può introdurre:

    • Una causa – Copriti che fa freddo.
    • Una dichiarazione – Laura ha detto che non viene.
    • Uno scopo – Ho lasciato le chiavi sul tavolo così che tu le veda.
    • Uno scopo (italiano colloquiale) – Mangia, che diventi grande.
    • Tempo – Era da tanto che non mi divertivo così.
    • Una conseguenza – Ero così stanco che mi sono addormentato sul treno.
    • Un paragone – Preferirei camminare che correre.
    • Un’eccezione – Non fa che guardare la tivù.
    • Un limite – Che noi sappiamo, i vicini sono in vacanza.

    Inoltre, che può servire come:

    • Pronome relativo – Il libro che ho letto è interessante.
    • Pronome / aggettivo interrogativo – Che stai facendo?
    • Pronome / aggettivo esclamativo – Che bella città Padova!

    Mentre

    Mentre, introduce:

    • Tempo – Mentre corro, ascolto un podcast.
    • Un paragone (avversativo) – Dormi tutto il giorno, mentre dovresti darti da fare.

     

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    Opera d’Arte: Giovanni Segantini – Le cattive madri – 1894

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