Piacere and similar Italian verbs – Quiz

Piacere and similar Italian verbs – Quiz

Learn how a small number of Italian verbs like “piacere” are different. With a quiz.

I hear this question quite often from my students. How is “piacere” different compared to other Italian verbs? Well, it is quite different. And other important verbs follow the same rules of “piacere”.

I remember I wrote a blog about that a few years ago, but I believe it’s time to put together a more comprehensive guide with a final exercise.

Since “piacere” is one of the first verbs our students see as beginners in their textbooks, I’m going to write this in English. Please feel free to correct my errors.

This lesson though is not just for beginners, since verbs change according to structures of a higher complexity. We’ll see some examples in a minute.

For the sake of simplicity, I will take “piacere” as an example and you can apply the same rules to other verbs on the list later on.

  • Mi piace la birra. —> I like beer.
  • Mi piacciono i libri. —> I like books.

I’m sure you read a sentence like that when you started to learn Italian. Obviously, you just translated it into your head and put this “mi piace, mi piacciono” somewhere, following your rules, as we all do when we learn a foreign language. Let’s have a second look.

What is the subject here?

Beer and books are subjects of respectively piace and piacciono, not “io”.

  • Beer “is pleasing” to me.
  • Books “are pleasing” to me.

The structure of piacere is different

What we like or dislike is the subject and the person who likes or dislikes is an indirect object 

(mi, ti, gli/le, ci, vi, gli/a loro).

Often times in class, the use of “piacere” is limited to single pronouns, with little attention to plural indirect objects, because we tend to talk about ourselves or about other individuals.


A sentence like “We like you (plural).” translates into:

  • Ci piacete.

Capito?

If we break down the pronoun and “stretch” the sentence to a more articulate version, we can reveal the subject and the object:

  • Voi piacete a noi.

So, there’s a way to turn the sentence and make it look like a normal, linear phrase, but we (almost) never say it in real life. “Ci piacete” is easier than “(voi) Piacete a noi”, which becomes, by the way, a rather different sentence if we use a stressed pronoun (we like you, and no one else).


Sometimes we really need to clarify who likes what or who, so instead of using a pronoun, we can say:

  • A Mario piacciono i dolci.
  • Alla mia famiglia piacciono le vacanze al mare.

You can try all different matches of subjects and objects. Of course, native Italian speakers use this model of sentence without realising how complex this sounds to your ears.

Before proceeding further and see other verbs behave like piacere, it’s important to point out that this set of rules has nothing to do with reflexive verbs.

I always hear  sentences like “Lui si piace”, which doesn’t mean “he likes”, but rather “he likes himself”. Funny, common, and incorrect.


Let’s try with a compound tense, for example the passato prossimo. We have a safe rule in this case. The auxiliary verb is always essere.

  • Vi è piaciuta la cena?  – Sì, ci è piaciuta.


  • Gli sarebbe piaciuto essere qui.

This one is an example of condizionale composto and retains essere, just as the passato prossimo does. He would have liked to be here, so he’s not here.


  • Pensavamo che le piacesse correre.

If you have already studied the congiuntivo, you can figure the meaning of this sentence and the logic behind it. “We thought she liked running”. The verb correre is the subject, while “le” tells us that lei (she) is the person we are talking about. This sentence means that she did not like running. (We thought “running was pleasing to her”)


  • Se quella borsa ti fosse piaciuta, l’avresti già comprata.

Again, essere is the auxiliary verb of this periodo ipotetico. This is a congiuntivo trapassato (pluperfect). We can notice that “la borsa” is the subject, not “tu”, by the verb and the feminine piaciuta.


The examples above are just a fraction of all possible tenses and subjects we can use with piacere.

Let’s have a look at other verbs like piacere with different tenses and subjects. I’ll leave the translation to you.


bastare – to be enough

Ti basteranno i soldi per pagare l’affitto?


interessare – to interest

Quando mio padre era giovane, gli interessavano le macchine.


mancare – to miss

Da quando siete partiti, ci mancate molto.


occorrere – to need

Vi occorrerebbero molti giorni per finire quel lavoro.


parere – to seem

Mario mi pare un po’ stupido.


restare – to be left / remain

Credo che ti restino solo 10 minuti di pausa.


sembrare – to seem / look like

Ci sembrate stanchi.


servire – to need

Vi servirebbe il loro aiuto.


succedere

Speriamo che non vi succeda la stessa cosa.


Some of these verbs have a “conventional” structure as well as a version in line with that of “piacere”.

  • Stasera restano fuori a mangiare.
  • Ci restano solo i soldi per il taxi.

The following quiz contains questions of progressive difficulty. If you are a beginner, give it a try and write down the sentences you don’t understand. Studying this blog will come in handy in future. If you are an experienced student, do your best and try to score more points than the average. Log in if you want to get your score by email.

In bocca al lupo!

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Vittorio Matteo Corcos: Ritratto di Yorick – 1889

Congiuntivo VS Condizionale – Quiz

congiuntivo-VS-condizionale

Il congiuntivo e il condizionale sono due modi della lingua italiana facili da confondere

Vediamo insieme quali sono le principali differenze e le somiglianze con una breve spiegazione e un quiz.

Ho già scritto alcuni blog e quiz sul congiuntivo e sul condizionale. Leggeteli. Non ripeterò qui le caratteristiche singole di questi due modi della lingua italiana. Vedremo a grandi linee solo le differenze più evidenti. Se avete domande, ne possiamo parlare a lezione su Skype o Zoom.

Solo a prima vista il congiuntivo e il condizionale potrebbero sembrare simili, dal momento che introducono situazioni ipotetiche, ma sostanzialmente sono due strutture estremamente diverse. Non dovete confonderli. Vediamoli insieme in una frase:

  • Sarei  (condizionale) sempre abbronzato se avessi (congiuntivo) una casa al mare.

In questo caso particolare, il congiuntivo e il condizionale convivono nel periodo ipotetico, dove nella situazione ipotetica di avere una casa al mare (congiuntivo) otterremmo il risultato, la conseguenza altrettanto ipotetica (condizionale) di essere sempre abbronzato.

Possiamo subito notare che il congiuntivo, in generale, si trova in una frase dipendente. Questo significa che non troveremo (quasi) mai un congiuntivo in una singola frase principale. Ha sempre bisogno di un’altra frase di supporto.

Il condizionale invece può esistere da solo, in una frase principale che in italiano si chiama reggente, perché regge, sostiene altre frasi dipendenti.

Quindi, come regola generale, il condizionale descrive un risultato ipotetico, mentre il congiuntivo descrive una situazione soggettiva.

Il periodo ipotetico è un caso eccezionale dove, come abbiamo visto, condizionale e congiuntivo convivono. Normalmente li troviamo separati, in frasi totalmente diverse.

  • Farei sport, ma non ho tempo.
  • Credo che Mario lavori troppo.

In questi due casi differenti non possiamo confondere il condizionale e il congiuntivo. Hanno due funzioni totalmente diverse. Avete capito la differenza? Provate il quiz in fondo alla pagina.


Esistono, tuttavia, due casi molto comuni in cui il condizionale e il congiuntivo si sovrappongono, sono alternativi in una frase.

Il primo caso è il seguente:

  • Credevo che Mario sarebbe venuto alla festa.
  • Credevo che Mario venisse alla festa.

Si tratta del “futuro nel passato“, nelle frasi in cui possiamo solitamente trovare il congiuntivo.

In altre parole, (sabato scorso) credevo che Mario (il giorno dopo) venisse / sarebbe venuto alla festa.

Anche se sembra preferibile usare il congiuntivo imperfetto (venisse), introdotto da un classico “credevo che…”, è meglio usare il condizionale composto (sarebbe venuto), per descrivere una sequenza di azioni nel passato. Vi consiglio di leggere la sequenza dei tempi del congiuntivo e quella dell’indicativo.


Il secondo caso è un po’ più complesso e può confondere.

Quando abbiamo una frase che di solito introduce il congiuntivo (credo che…) possiamo usare anche il condizionale se la frase è enunciativa (= if it’s a statement).

  • Sarebbe bello andare in Italia —-> Credo che sarebbe bello andare in Italia.

In questo caso voglio dire “I think it would be nice…”, quindi posso usare il condizionale.

In genere, è possibile con “credere che…”, “pensare che…” e in pochi altri casi che confermano la frase enunciativa, con il condizionale.

L’uso del condizionale e del congiuntivo con “credo che…” è diverso nel significato.

  • Crediamo che tu saresti un ottimo cuoco. (è una possibilità)
  • Crediamo che tu sia un ottimo cuoco. (è la nostra opinione)

Bene. E’ tutto per oggi. Se ho dimenticato qualcosa o se avete domande, scrivetele nei commenti. Provate il quiz e fatemi sapere come va.


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Ulisse Caputo – Sinfonia – 1914

Qualche congiunzione: come, perché, quando, se, che, mentre. – Quiz

ome, perché, quando, se, che, mentre. - Quiz

Abbiamo già parlato di congiunzioni. Oggi ne studieremo in dettaglio alcune

 

Chi segue questo blog ha già probabilmente letto alcuni articoli sulle preposizioni, gli avverbi e i connettori.

Oggi vedremo nel dettaglio alcune congiunzioni subordinative e le loro funzioni principali.

Non spiegherò il significato delle singole frasi. So che alcune saranno difficili da capire. Se avete domande, scrivete pure nei commenti e vi risponderò volentieri. Se siete miei studenti, ne possiamo parlare su Skype.

 


Come

La congiunzione come, può introdurre:

  • Un paragone – Non è difficile come credevo.
  • Un modo – Tratterò la tua macchina come fosse mia.
  • Tempo – Come sono arrivato a casa, ho fatto una doccia.
  • Una dichiarazione – Gli abbiamo spiegato come fossimo dispiaciuti.
  • Interrogativa indiretta – Spiegami come hai perso il portafoglio.

Ovviamente, possiamo usare come in funzione di avverbio. Come stai?


Perché

Oltre alla consueta funzione interrogativa, perché, usato come congiunzione, introduce:

  • Una causa – Mi sono perso perché non conosco la strada.
  • Uno scopo – Te lo dico, perché tu possa farti un’idea.
  • Una conseguenza – E’ un film troppo stupido perché ti possa interessare.
  • Interrogativa indiretta – Dimmi perché sei arrabbiata.

Quando

Ovviamente, quando è strettamente legato al concetto di tempo, ma può introdurre diverse situazioni.

  • Tempo – Usciremo quando la partita sarà finita.
  • Tempo (iterativo) – Quando vado a Roma, dormo sempre a Trastevere.
  • Valore condizionale – Quando si verificasse questa situazione, saremmo pronti.
  • Un contrasto (avversativo) – Hai deciso di parlare, quando potevi farti i fatti tuoi.
  • Una causa – Mi chiedi sempre di cucinare, quando sai che non ho tempo.
  • Un’esclamazione (sospesa…) –  Quando uno è fortunato!
  • Interrogativa indiretta – Dimmi quando arriverai.

Se

Anche “se” è abbastanza interessante. Introduce:

  • Una condizione – Se hai voglia, chiamami.
  • Esclamazione – Se solo sapessi!
  • Una causa – Se volevi venire, dovevi dirlo.
  • Una concessione: Anche se potessi, non cambierei città.
  • Interrogativa indiretta – Non so se avete tempo per la mostra.

Che

La congiunzione che, è probabilmente la più interessante. Può introdurre:

  • Una causa – Copriti che fa freddo.
  • Una dichiarazione – Laura ha detto che non viene.
  • Uno scopo – Ho lasciato le chiavi sul tavolo così che tu le veda.
  • Uno scopo (italiano colloquiale) – Mangia, che diventi grande.
  • Tempo – Era da tanto che non mi divertivo così.
  • Una conseguenza – Ero così stanco che mi sono addormentato sul treno.
  • Un paragone – Preferirei camminare che correre.
  • Un’eccezione – Non fa che guardare la tivù.
  • Un limite – Che noi sappiamo, i vicini sono in vacanza.

Inoltre, che può servire come:

  • Pronome relativo – Il libro che ho letto è interessante.
  • Pronome / aggettivo interrogativo – Che stai facendo?
  • Pronome / aggettivo esclamativo – Che bella città Padova!

Mentre

Mentre, introduce:

  • Tempo – Mentre corro, ascolto un podcast.
  • Un paragone (avversativo) – Dormi tutto il giorno, mentre dovresti darti da fare.

 

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Opera d’Arte: Giovanni Segantini – Le cattive madri – 1894

La concordanza dei tempi del modo congiuntivo – Quiz

Impara la concordanza dei tempi del modo congiuntivo.

Con un quiz

Una qualsiasi frase principale (reggente) in italiano, come in altre lingue, può cominciare con un verbo al presente, al passato, al futuro.

I verbi della frase dipendente (subordinata) con il congiuntivo hanno una relazione nel tempo con la frase principale.

Possono descrivere una azione anteriore (che avviene prima), contemporanea (nello stesso momento) o posteriore (dopo) rispetto alla frase principale.

Questo concetto è valido sia per l’indicativo che per il congiuntivo.

  • So che Mario è tornato a casa. (indicativo)
  • Penso che Mario sia tornato a casa. (congiuntivo)

So e Penso sono due verbi della frase principale, al presente, per esempio oggi. L’azione di Mario che torna a casa è antecedente, per esempio ieri.

Oggi ci occuperemo esclusivamente del congiuntivo. Ecco uno schema riassuntivo di tutte le combinazioni possibili.


Azione principale al presente.

Penso / che Mario…

(prima)

  • …sia tornato
  • …tornasse
  • …stesse tornando

(durante)

  • …torni
  • …stia tornando

(dopo)

  • …torni
  • …tornerà

Azione principale al passato.

Pensavo / Ho pensato / Pensai / Avevo pensato / che Mario…

(prima)

  • …fosse tornato

(durante)

  • …tornasse
  • …stesse tornando

(dopo)

  • …sarebbe tornato (futuro nel passato)
  • …tornasse (contiguità)

Azione principale al futuro.

Penserò / che Mario…

(prima)

  • …sia tornato
  • …sarà tornato

(durante)

  • …torni
  • …tornerà

(dopo)

  • …torni
  • …tornerà

Alcune precisazioni.

Come regola generale, sappiamo che il congiuntivo di solito non si usa quando il soggetto delle due frasi è lo stesso. Per esempio:

  • Mario pensa che lui sia simpatico.
  • Mario pensa di essere simpatico.

Non è sempre così. Per esempio:

  • Nonostante fossimo usciti tardi, siamo arrivati in tempo.

-+-+-+-

È possibile che il primo verbo sia al condizionale. In questo caso, la prassi vuole che la combinazione sia con il congiuntivo imperfetto o trapassato.

  • Vorrei che Mario venisse / fosse venuto con me.
  • Avrei voluto che Mario venisse / fosse venuto con me.

E’ una regola piuttosto debole che vale solo per alcuni verbi. Possiamo usare il congiuntivo presente anche con il condizionale.

  • Immaginerei che tu adesso fossi sia stanco.

Se volete approfondire questo punto, possiamo parlarne a lezione.

-+-+-+-+-

Il caso della frase reggente al futuro è piuttosto raro. Si preferisce usare l’indicativo futuro, ma se il verbo richiede il congiuntivo lo si dovrebbe usare.

-+-+-+-

Il caso della reggente al passato prossimo può indicare un passato con “un piede nel presente”.

  • Non abbiamo capito perché Luigi si sia arrabbiato.

La frase è corretta perché “continuiamo a non capire” anche nel presente.


Decidere l’esatta concordanza del modo congiuntivo non sta solo nella scelta dei tempi, ma anche nelle situazioni che lo introducono: un’emozione, un’opinione, un pensiero, un desiderio, una situazione emotiva, un’eccezione, una condizione…

La scelta del tempo giusto può superare la rigidità degli schemi che trovate sui libri.

Facciamo un po’ di pratica con il prossimo quiz. Attenzione! Per alcune frasi esistono più soluzioni possibili.


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Grazie e alla prossima.

Opera d’arte: Agnolo Bronzino – Ritratto di Eleonora di toledo con il figlio Giovanni – 1544

Pronomi diretti – Quiz a più livelli

I pronomi diretti

Ecco un quiz di ripasso dei pronomi diretti. Scopri nuove parole e metti alla prova le tue abilità


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Dipinto: Giovanni Boldini – La tenda rossa – 1929

Italian Verbs into Nouns – Basic prefixes – Quiz

italian verbs-into-nouns

Learn how we can turn Italian verbs into nouns. With a Quiz.

Second lesson about the use of prefixes. Today we are looking into a different set of prefixes. Verbs turning into nouns. Look at the examples:

  • insegnare –> insegnamento (nouns indicating the action)
  • lavorare –> lavoratore (nouns indicating the “agente”)

Two examples represent two different sets of distinct nouns.

In the first case, we obtain the name of the action from the verb.

In the second, the result is the name of the “agente,” which is the person or the object doing the action described by the verb. The worker works…

In case you want to look up the exact definition, we call this family of nouns “nomi deverbali.” You don’t need to remember this.

As you know, the present participle of the verb insegnare is insegnante, which means teacher. The Italian present participle of most verbs converts into a noun or an adjective, depending on the use of the word. Do you now have a little indicator that words ending in —ante or —ente could be a noun, specifically the “person (or object) who does what the verb says”? Insegnante is “the person who teaches.”

What you need to remember are the suffixes below and how they interact with Italian verbs to create nouns.

Please note, there are no consistent rules; however, you can spot some patterns and follow your instinct. Experience will give you the right solution. I’ll try to use new words; look them up if you don’t know their meaning.

Nouns indicating an action

(continues …)


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Italian Verbs into Nouns

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Painting: Telemaco Signorini – L’alzaia – 1864 (dettaglio)

Turn Italian Adjectives into Nouns – Learn basic suffixes – Quiz

Italian Adjectives into Nouns

Learn how to turn Italian Adjectives into nouns with a simple guide and a quiz


Look at the example:

  • alto —> altezza

In this case, the suffix –ezza changes the adjective alto into the noun altezza.

Let’s learn all the suffixes (in Italian suffissi) we can use for this purpose.

This is the first blog dedicated to Italian suffissi and their role in changing the function of words.

The final quiz consists of 50 adjectives that you will have to convert into nouns, following the patterns below. In accordance to the meaning of the suffix, you can obtain multiple nouns from the same adjective. For example:

  • alto —> altitudine

Altezza and altitudine have different meanings and both can be linked back to the adjective “alto”.

Look up the meaning of new words and feel free to add your comments. If you added a valid noun which is not included in the quiz, please write it in the comments and I’ll add it if it makes sense.

Let’s begin


  • –ezza

bello —> bellezza

triste —> tristezza

fermo —> fermezza

dolce —> dolcezza


  • –ìa (emphasis on “i”) Abstract nouns.

geloso —> gelosia

cortese —> cortesia

folle —> follia

malato —> malattia


  • –ia (emphasis on other syllables) Abstract nouns.

feroce —> ferocia

sagace —> sagacia

efficace —> efficacia

tenace —> tenacia


  • –ìzia / –uzia (emphasis on the penultimate syllable)

furbo —> furbizia

avaro —> avarizia

astuto —> astuzia

primo —> primizia


  •  –ità, –età, –tà (emphasis on the final “à”)

capace —> capacità

fedele —> fedeltà

sobrio —> sobrietà

buono —> bontà


  • –tudine

solo —> solitudine

simile —>similitudine

retto —>rettitudine

consueto —> consuetudine


  • –ura

bravo —> bravura

rotto —> rottura

cotto —> cottura

fritto —> frittura


  • –aggine

stupido —> stupidaggine

testardo —> testardaggine

lungo —> lungaggine

balordo —> balordaggine


  • –eria (emphasis on “I”)

sciatto —> sciatteria

carino —> carineria

cretino —> cretineria

galante —> galanteria


  • –ume  –  masculine

sudicio —> sudiciume

piatto —> piattume

dolce —> dolciume

marcio —> marciume


  • –anza / –enza –   feminine

Those come from adjectives   –ante / –ente.

arrogante —> arroganza

intelligente —> intelligenza

competente —> competenza

sapiente —> sapienza


  • –ismo – masculine

assente —> assenteismo

assoluto —> assolutismo

perfetto —> perfezionismo

fatale —> fatalismo


These are just a few examples of Italian adjectives turning into nouns. If their meaning isn’t clear, we can talk about it in class. Alla prossima!


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Painting: Juana Romani – Couverture Paris Noël – 1894

L’imperativo diretto e indiretto e il “Lei” – Post in italiano & Quiz

imperativo-diretto-e-indiretto

L’imperativo indiretto si usa con il “Lei” formale.

Ripassiamolo con un quiz

Livello: Intermedio – Avanzato

Il quiz che segue è un solamente un ripasso dell’imperativo. Non spiegherò le regole di base. Potete trovare i link di riferimento qui sotto. Do per scontato che abbiate già studiato l’imperativo.

In queste esercizio, ci concentreremo sulla trasformazione di frasi dal “tu” informale al “Lei” formale, con particolare attenzione all’imperativo indiretto.

Se volete una spiegazione dettagliata sulla differenza tra Tu e Lei, e in particolare sull’imperativo, possiamo parlarne su Zoom.

Come forse sapete, l’imperativo diretto (tu, noi, voi), è diverso dall’imperativo indiretto (lui, lei, Lei, loro), che è in realtà una forma di congiuntivo presente. Per esempio:

  • (tu) Siediti. (imperativo diretto)
  • (Lei) Si sieda. (imperativo indiretto)

In questi due casi, è evidente come il pronome riflessivo ti si attacchi all’imperativo diretto formando un’unica parola, mentre il si dell’imperativo indiretto rimane staccato dal verbo.

Sembra una piccola differenza, ma quando i pronomi diventano molti, o l’imperativo è irregolare, la situazione si ingarbuglia.

  • Dammelo subito.
  • Me lo dia subito.

Passiamo subito all’esercizio. Nelle frasi che troverete all’interno del quiz, dovrete prestare particolare attenzione ai pronomi e ai verbi pronominali (cavarsela, andarsene eccetera…).

Siete pronti per l’esercizio? Cominciamo.

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Grazie e alla prossima!


Giovanni Boldini – Ritratto di Madame Juillard in rosso – 1912


Passato Remoto – Guida e Quiz

passato remoto

Uno sguardo al passato remoto, con un quiz

Essendo un italiano del nord, l’uso del passato remoto nella lingua di tutti giorni non mi è molto familiare. Nelle regioni del Nord Italia infatti, il passato remoto non si usa praticamente mai quando si parla, anche se in alcuni casi si dovrebbe.

In alcune regioni del Sud Italia invece, il passato remoto è molto comune nella lingua parlata e si usa anche quando si dovrebbe usare il passato prossimo.

In teoria, il passato remoto si dovrebbe usare per descrivere azioni del passato che non hanno alcuna connessione con il presente. In altre parole, l’uso del passato remoto è abbastanza arbitrario. Quanto deve essere remoto, lontano nel tempo? Un mese? Un anno? Dieci anni?

Non esiste una risposta. Il buonsenso ci dice che non potremmo usare il passato remoto per parlare di una cosa avvenuta ieri:

  • Ieri andai al mercato. —> Ieri sono andato al mercato.

Allo stesso modo, non si dovrebbe usare il passato prossimo per descrivere un’azione chiaramente lontana nel tempo.

  • Dieci anni fa ho traslocato. —> Dieci anni fa traslocai.

Non si dovrebbe.

In verità, in tutti i mezzi di comunicazione dove si usa la lingua parlata, cioè la radio, la tv, in molti film, il passato remoto è diventato marginale a favore del passato prossimo.

Nella lingua scritta invece, il passato remoto mantiene una certa importanza. Si usa nelle narrazioni, nei romanzi, nei libri di testo. Personalmente, lo trovo elegantissimo perché è molto irregolare, quindi molto ricercato.

Gli studenti di livello intermedio e avanzato devono studiare il passato remoto per vari motivi. Il primo, e più importante, è che milioni di italiani lo usano tutti i giorni. Quindi, dovete studiarlo per capire quello che la gente dice. Ricapitolando:

  • Il passato remoto si usa in vaste aree dell’Italia del sud quando si parla.
  • Il passato remoto si usa nella lingua scritta.
  • Il passato remoto è il tempo più irregolare dell’indicativo.

Come sempre, è importante cominciare con i verbi avere e essere.

Come potete vedere, sia essere che avere, sono verbi irregolari.

I verbi regolari invece, hanno le seguenti coniugazioni.

Possiamo subito notare che i verbi regolari in -ere hanno due possibili coniugazioni.

In generale, i verbi in -are  e -ire, sono regolari, mentre i verbi in -ere sono irregolari.

In particolare, sono irregolari le coniugazioni di IO, LUI/LEI e LORO.

Il verbi irregolari del passato remoto sono molto imprevedibili. Nel quiz che segue,  useremo qualche verbo irregolare importante, ma non ci avventureremo nei dettagli.

Ho deciso che sarebbe un’inutile perdita di tempo, per me e per voi, scrivere le coniugazioni dei verbi irregolari, perché sarebbe poi impossibile impararle solo con questa lezione. Potete consultare tutti i verbi italiani in tutte le coniugazioni usando questo bellissimo strumento →  reverso coniugazione. (you can cheat…).

Se volete imparare a usare il passato remoto entrando nei dettagli, prenotate una lezione di prova.

Siete pronti? Risolvete il quiz.


 

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Affresco – Luigi Catani – Villa Medicea in Poggio a Caiano.


 

Condizionale – Quiz intermedio

condizionale quiz intermedio

Il condizionale è un elemento importante della nostra lingua. Ecco un quiz di livello intermedio.

Se ci sono domande, fatemi sapere.


 

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Vittorio Reggianini: L’amante incondizionato

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