Indicativo trapassato prossimo spiegato in italiano – Quiz

Oggi parleremo del trapassato prossimo dell’indicativo, in italiano. Quiz di livello intermedio

Avevamo già parlato del trapassato prossimo in un altro blog per principianti, in inglese. E’ tempo di approfondire l’argomento con un articolo in italiano e un quiz di livello intermedio.

Che cos’è il trapassato prossimo

Prima di tutto, definiamo l’ambito del trapassato prossimo. Si tratta di un tempo passato dell’indicativo, il modo della realtà, e descrive “il passato del passato”. Gli altri tempi passati dell’indicativo sono il passato prossimo, imperfetto, il passato remoto e il trapassato remoto.

Tralasceremo per il momento il trapassato remoto che, ormai, praticamente si usa pochissimo nell’italiano parlato e rimane raro anche nell’italiano scritto, virtualmente sostituito dal trapassato prossimo.

Il trapassato prossimo interagisce con tempi al passato descritti anche da modi diversi dall’indicativo; per esempio il congiuntivo, il gerundio, l’infinito etc.

Un altro nome del trapassato prossimo, ormai in disuso, è “piuccheperfetto”, simile al “pluperfect” inglese (I had done etc.).

Da questo nome si capisce che, a differenza dell’imperfetto, al quale assomiglia, il trapassato è un tempo “perfetto”, completo, o comunque delimitato da un evento o una situazione in cambiamento.

Come si costruisce

Occorre ricordare come si forma il trapassato prossimo: con l’imperfetto dei verbi essere e avere e il participio passato.


 essereavere
ioero andato/aavevo comprato
tueri andato/aavevi comprato
lui / leiera andato/aaveva comprato
noieravamo andati/eavevamo comprato
voieravate andati/eavevate comprato
loroerano andati/eavevano comprato

Alcuni esempi:

  • Quando mi hai chiamato, avevo appena finito di fare la doccia.
  • Eravamo già arrivati quando ha cominciato a piovere.
  • Avevo già visto questo film, quindi mi sono addormentato.
  • I miei nonni erano emigrati dal Piemonte.
  • Mi ero dimenticato il pane e sono tornato indietro.
  • Anche se non aveva pagato, si alzò e uscì dal ristorante.
  • Se ne era già andato prima che tu arrivassi.
  • Aveva passato brillantemente l’esame, lasciando tutti sorpresi.
  • Non si era lavata le mani prima di mangiare.

Il trapassato prossimo di essere e avere si costruisce con i participi di essere e avere:

  • Non avevo mai avuto la febbre così alta. (Prima d’ora).
  • Laura era già stata in vacanza a Capri. (Prima d’ora).

L’uso del trapassato prossimo nel parlato quotidiano

Quando abbiamo due azioni nel passato e vogliamo evidenziare una discontinuità, un cambiamento, possiamo o dobbiamo usare il trapassato prossimo.

“Possiamo” o “dobbiamo” usare il trapassato prossimo perché a volte non è veramente necessario. Quando la sequenza delle azioni nel passato è lineare, possiamo tranquillamente utilizzare il passato prossimo o altri tempi del passato. Per esempio:

  • Siamo andati al mercato e abbiamo comprato la verdura.

Chiaramente, in questo caso non è necessario dare profondità alla prima azione perché gli eventi avvengono in una sequenza logica continua, senza interruzioni o cambiamenti significativi.

Altre volte, invece, è necessario creare una discontinuità o una sequenza di azioni più articolata, spesso avvalendoci di avverbi di tempo quali già, ancora, non ancora, dopo che, appena, mai, sempre eccetera. Rivediamo la prima frase degli esempi che abbiamo letto all’inizio.

  • Quando mi hai chiamato, avevo appena finito di fare la doccia.

In questo caso vogliamo rimarcare la fine della prima azione, fare la doccia, e staccarla nettamente dall’azione successiva, quando mi hai chiamato.  Il trapassato prossimo è sempre l’azione più vecchia. In questo caso dobbiamo usare il trapassato prossimo.

Vi capiterà spesso di incontrare il trapassato prossimo da solo e di chiedervi perché sia necessario usarlo senza un’azione successiva. Si tratta in realtà di casi in cui l’azione al passato che lo segue è sottintesa, così chiara nel contesto che non è necessario esplicitarla.

  • Non avevo capito. (Poi invece ho capito).
  • Avevamo lasciato qui le chiavi. (Prima di perderle).
  • Vi eravate persi? (Prima di ritrovare la strada).

Un’altra particolarità del trapassato prossimo è legata al declino del passato remoto. Avevamo già spiegato altrove come il passato prossimo, specialmente nel Nord Italia, stia soppiantando il passato remoto.

Il fenomeno riguarda il trapassato prossimo che, a volte, in modo improprio ma molto diffuso, viene usato per narrare eventi lontani che non hanno connessione con il presente o che nel frattempo sono cambiati.

Ne abbiamo già visto uno, nella lista degli esempi all’inizio dell’articolo. Vediamone altri:

  • I miei nonni erano emigrati dal Piemonte. (Invece di “emigrarono”).
  • Avevano comprato una casa al mare e ci vanno spesso. (invece di “comprarono”)
  • I romani avevano conquistato l’Europa. (invece di “conquistarono”).

Essendo milanese, l’uso del trapassato prossimo come sostituto del passato remoto mi sembra abbastanza naturale ma, probabilmente, agli occhi di un toscano o un di siciliano queste frasi sembrerebbero un po’ scorrette.

In ogni caso, questo uso del trapassato è molto diffuso e codificato nella grammatica.

Vi lasco all’esercizio sul trapassato prossimo. In bocca al lupo.

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Filippo Agricola – Ritratto di Costanza Monti Perticari – 1821

L’imperfetto dell’indicativo, spiegato in italiano – Esempi e quiz

imperfetto indicativo

Mi sono accorto di non avere mai scritto un articolo in italiano sull’imperfetto dell’indicativo. Eccolo, con un quiz di livello avanzato


Spulciando tra i vecchi articoli del blog mi sono accorto di una grave mancanza, piuttosto inspiegabile. Un po’ per pigrizia, un po’ perché spesso l’imperfetto viene considerato un argomento per principianti, non ho mai scritto due righe in italiano sul suo uso colloquiale. Provvedo subito a colmare la lacuna.

Siccome state leggendo questa pagina senza problemi, do per scontato che conosciate gli usi principali dell’indicativo imperfetto. Non mi soffermerò a lungo sulle basi. Vedremo insieme gli usi più discorsivi e quotidiani.

Cominciamo con la definizione.

Vi siete mai chiesti perché l’imperfetto si chiami così? Se la risposta è no, chiariamo subito il dilemma. Ovviamente perché non è “perfetto”, non è completo, non ha un inizio o una fine precisi. Infatti, l’imperfetto ci serve per descrivere:

  • un’azione già iniziata – Mentre guardavo la partita, sono arrivati i miei amici.
  • un’azione ripetuta nel passato – Si alzava spesso alle cinque del mattino.
  • una descrizione – Il sole splendeva e tutti chiacchieravano allegramente.
  • una situazione interrotta – Non vedevo Milano da un bel pezzo.
  • un’evento che non si è realizzato – Per poco non cadevo.
  • l’imperfetto “di modestia” – Volevo ordinare qualcosa da mangiare.
  • un passato irreale – Se venivi alla festa, ti divertivi. (colloquiale)
  • discorso indiretto/futuro nel passato  – Ha detto che arrivava alle cinque. (coll.)
  • un futuro discusso nel passato – A che ora volevi partire domani? (coll.)

Tutti questi esempi sono usati nell’italiano quotidiano. Alcuni descrivono uno scenario reale, tipico dell’indicativo, sempre nell’ambito di una realtà incompleta, dalle coordinate incerte. Questa “incertezza” dell’imperfetto ci aiuta anche a rappresentare un mondo ipotetico, un fatto che non si è verificato, un futuro ancorato al passato.

Spesso siamo al limite della grammatica corretta ma, siccome l’uso comune della lingua modifica la grammatica, le frasi che ho indicato come colloquiali sono perfettamente valide nella lingua di tutti i giorni.

La semplificazione di alcuni tempi complessi a favore dell’imperfetto è ormai consolidata. Per esempio, la frase corretta nell’esempio del “passato irreale” dovrebbe essere:

  • Se fossi venuta alla festa ti saresti divertita

Si vede molto bene come l’imperfetto, più semplice e diretto, possa sostituire senza particolari problemi il congiuntivo trapassato e il condizionale composto nel periodo ipotetico dell’irrealtà. Ho volutamente usato il femminile nella frase per mostrare come alcuni dettagli vengano a mancare con l’imperfetto, privo di genere.

Chi legge romanzi italiani contemporanei si sarà certamente accorto della semplificazione del periodo ipotetico, anche nella lingua scritta.

Stesso discorso vale per il “futuro nel passato” che, come sappiamo, dovrebbe essere espresso con il condizionale composto:

  • Ha detto che sarebbe venuta alle cinque.

La frase “Ha detto che veniva…” è corretta? Diciamo che è accettabile e accettata. Sicuramente è molto comune. Anche qui sparisce il femminile, ma poco importa se sappiamo già di chi stiamo parlando.

Un’ultima considerazione. Molti studenti alle prime armi usano solo l’imperfetto nelle descrizioni ambientate nel passato, sbagliando, perché gli è stato spiegato che questa è la funzione dell’imperfetto. Dipende dalla situazione. Ricordate che se la descrizione riguarda eventi completi, “perfetti”, dobbiamo usare il passato prossimo, il trapassato o il passato remoto.

  • I cuochi avevano preparato un bellissimo buffet e tutti hanno mangiato con piacere.

Questo non è un elenco completo delle possibilità dell’imperfetto.

Possiamo discuterne a lezione. Il quiz contiene frasi “sgrammaticate” che si usano nell’italiano parlato. Dovete segnarle come corrette. Se usate un cellulare, mettetelo in orizzontale per leggere meglio le domande.

Alla prossima!


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Giovanni Boldini – Ritratto di Lady Colin Campbell – 1894

Le isole Eolie – Prova di ascolto avanzato B2/C1

Le isole Eolie

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Treccani: Patrimoni dell’UNESCO – ISOLE EOLIE

Enciclopedia Treccani, isole Eolie.

Piero Angela e Alessandro Barbero: Gli Italiani all’estero

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Quiz sui dimostrativi – Conto alla rovescia

Ecco un esercizio sugli aggettivi e i pronomi dimostrativi. Countdown (conto alla rovescia)

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Telemaco Signorini – Piazzetta di Settignano – 1880

I pronomi italiani – 30 frasi – QUIZ

Oggi ripasseremo i pronomi italiani con un quiz di livello intermedio / avanzato

Rivedremo insieme i pronomi diretti, indiretti, riflessivi, combinati, “si”, “ci e ne” con un quiz composto da trenta frasi.

Alcune frasi sono modi di dire, propri della lingua parlata. Se non riuscite a capirne il significato, scrivete le vostre domande nei commenti

Se studiate l’italiano con noi su Skype o Zoom, possiamo parlarne a lezione e ripetere il quiz insieme.

Cominciamo


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Dipinto: Felice Casorati – Fanciulla col linoleum  – 1921 – Museo MART Rovereto (Trento)

Esercizio di vocabolario – Sinonimi e Contrari di alcuni Verbi

Sinonimi e Contrari: esercizio di livello intermedio sui verbi

Metti alla prova il tuo vocabolario italiano cercando i sinonimi e i contrari di alcuni verbi.

Non usare google, prova a ricordare le parole che hai imparato.

Questo quiz non è perfetto; se pensi che il verbo che hai inserito sia giusto e invece non fa parte delle opzioni del quiz, scrivilo nei commenti.

Per conoscere quali sinonimi e contrari sono stati scelti, ripetete il quiz inserendo risposte sbagliate. Appariranno quelle giuste. I verbi che troverete nelle soluzioni non sono tutti comuni nella lingua parlata. Possiamo rivederli a lezione.

Siamo pronti? In bocca al lupo.


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Artemisia Gentileschi – Autoritratto come Santa Caterina  – 1615 – Londra, National Gallery

Il calo demografico e l’Italia del 2100 – Prova di ascolto B1

Cils B1 - Listening Task

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I verbi modali – Quiz di livello avanzato

verbi modali

Ho notato che nel blog mancava un articolo decente in italiano sui verbi modali. Eccolo, con un quiz


Spulciando vecchi libri di grammatica italiana, ho notato che non c’è quasi mai un capitolo dedicato ai verbi modali. La famosa Grammatica della lingua italiana edita da Zanichelli (disclaimer: non lavoro per Zanichelli) che non manca mai sugli scaffali degli studenti italiani, dedica una paginetta scarsa ai verbi modali, chiamati anche verbi servili.

Cosa sono i verbi modali? A che servono? Quali e quanti sono?

I verbi modali principali sono quattro: dovere, potere, volere e sapere. Quest’ultimo presenta alcune differenze con gli altri tre e non sempre si comporta come verbo modale, ma rientra nella categoria. Ne esistono poi altri che vengono considerati raramente come tali. Per esempio, preferire e desiderare.

Mi limiterò ad analizzare in dettaglio i principali quattro, ma aggiungerò preferire e desiderare agli esempi. Spesso, saperepreferire e desiderare non seguono le regole dei verbi modali. Ci sono alcune frasi nel quiz che evidenziano tali diversità. Se volete, possiamo parlarne a lezione su Skype.

I verbi modali hanno la caratteristica di associarsi a un secondo verbo, sempre all’infinito e senza preposizioni, e di cambiarne il significato. In particolare, aggiungono al verbo principale una funzione specifica:


  • Necessità: dovere

Dovrei andare in bagno.

  • Possibilità: potere

Non ho potuto chiamarti.

  • Volontà: volere

Avrei voluto essere al concerto ieri sera.

  • Capacità: sapere

Non hai saputo rispondere alle domande dell’esame.


A queste quattro funzioni principali possiamo aggiungere la preferenza e il desiderio.

  • Preferenza: preferire

Preferirei non lavorare il fine settimana.

  • Desiderio: desiderare

Desiderate ordinare altro?


Quindi, ricapitolando, le frasi costruite con i verbi modali hanno sempre il verbo principale all’infinito e non hanno preposizioni. In altre parole, non troveremo mai frasi come:

  • Voglio di andare al cinema. 👎🏻
  • Voglio vado al cinema. 👎🏻

  • Voglio andare al cinema. 👍🏻

Naturalmente, i verbi modali sono presenti in tutte le coniugazioni, nei tempi semplici e composti, all’indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo, gerundio eccetera.

Scriverò adesso una serie di frasi con i verbi modali, senza dirvi quale sia il tempo e il modo di riferimento. Le frasi sono tutte corrette. Cercate di capirle senza tradurle nella vostra lingua.


  • Da ragazza, Laura voleva diventare attrice, ma non ha potuto.
  • Gianni non aveva voluto salutarmi l’ultima volta, ma oggi ci siamo visti.
  • Garibaldi potè conquistare l’Italia del sud grazie a un esercito di volontari.
  • Se da giovane avessi saputo suonare la chitarra, sarei potuto diventare famoso.
  • Volendosi sposare in primavera, Giorgia e Lucio hanno preferito risparmiare.
  • Perché non siete voluti venire al mare con noi?
  • Mi dovete pagare l’affitto, siete in ritardo!
  • Se volessi svegliarmi sempre alle otto, mi dovrei preparare in fretta e furia per arrivare in tempo.
  • Avete saputo trovare la strada facilmente?
  • Signora, dovrebbe gentilmente mettere una firma qui sotto.
  • Scusi, non vorrei disturbarla. Mi saprebbe dire come potremmo uscire dall’edificio?
  • Federico avrebbe potuto cambiare lavoro ma non ha voluto.
  • Vorrei potere comprare una casa più grande, però non saprei procurarmi i soldi necessari.
  • Mi sono dovuto fare una doccia fredda perché la caldaia è rotta.

Alcune precisazioni necessarie.

Quando dobbiamo scegliere tra essere o avere come ausiliare nei tempi composti, di solito si guarda il verbo principale. In altre parole:

  • Sono dovuto uscire presto.
  • Avrei dovuto chiedere il permesso.

Se il verbo principale è essere, l’ausiliare è avere.

  • Avresti potuto essere più gentile.

Quando il verbo principale è omesso, si usa sempre avere.

  • Volevamo stare più tempo con voi ma non abbiamo potuto.

I pronomi possono trovarsi prima del verbo modale oppure dopo, attaccati all’infinito del verbo principale.

  • Mi voglio divertire / Voglio divertirmi.

Con i verbi riflessivi, o dove normalmente troviamo essere nei tempi composti, la scelta tra essere e avere dipende dalla posizione del pronome. Se il pronome viene messo davanti al verbo, dobbiamo usare essere, altrimenti dobbiamo usare avere.

  • Mi sono voluto divertire / Ho voluto divertirmi.
  • Ci sono voluto andare / Ho voluto andarci.

Un’ultima parola sull’italiano e l’inglese a confronto.

Quelli di voi che parlano l’inglese come prima lingua sono spesso tentati di usare i verbi modali italiani come diretta traduzione di must, can, want, might, have to, eccetera.

La tentazione diventa quasi una regola quando si studia il condizionale. Gli studenti madrelingua inglese tendono a usare i verbi modali in sostituzione del condizionale.

  • Tornerei a casa prima.
  • Vorrei tornare a casa prima.

La traduzione ha senso, ma non c’è sempre perfetta aderenza tra l’italiano e l’inglese. Nella frase dell’esempio, la volontà non è chiaramente espressa dal condizionale. Forse chi parla vorrebbe dire “potrei tornare a casa presto“. Dipende dal contesto. Se per voi è più facile usare i verbi modali, fate pure.

Sono sicuro di avere omesso dei dettagli. Se volete aggiungere considerazioni o domande, potete farlo nei commenti. Alla prossima.

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Antonio Donghi – Donna al caffè – 1931 –  Venezia, galleria d’arte moderna Cà Pesaro

Le donne ai tempi di Dante – Prova di ascolto di livello avanzato

Il video di oggi descrive la vita delle donne nel medioevo – Prova di ascolto di livello avanzato

Il famoso divulgatore esperto di storia medioevale e moderna Alessandro Barbero chiacchiera con Piero Angela, leggendario conduttore televisivo italiano, a proposito della vita delle donne ai tempi di Dante e in generale durante il medioevo.

Partendo da un episodio narrato nella Vita nuova, celeberrima raccolta di canzoni e sonetti scritti da Dante Alighieri tra il 1292 e il 1294, i due vecchi amici parlano degli usi e costumi delle donne italiane del tempo. In particolare di come si vestivano, dei rapporti sentimentali con gli uomini, della loro posizione nella società italiana del tempo.

Ascolta il dialogo e rispondi alle domande del quiz.

 

Prova di ascolto di livello avanzato: B2


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Henry Holiday – Dante e Beatrice – 1882-1884

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