L’imperativo diretto e indiretto e il “Lei” – Post in italiano & Quiz

imperativo-diretto-e-indiretto

L’imperativo indiretto si usa con il “Lei” formale.

Ripassiamolo con un quiz

Livello: Intermedio – Avanzato

Il quiz che segue è un solamente un ripasso dell’imperativo. Non spiegherò le regole di base. Potete trovare i link di riferimento qui sotto. Do per scontato che abbiate già studiato l’imperativo.

In queste esercizio, ci concentreremo sulla trasformazione di frasi dal “tu” informale al “Lei” formale, con particolare attenzione all’imperativo indiretto.

Se volete una spiegazione dettagliata sulla differenza tra Tu e Lei, e in particolare sull’imperativo, possiamo parlarne su Zoom.

Come forse sapete, l’imperativo diretto (tu, noi, voi), è diverso dall’imperativo indiretto (lui, lei, Lei, loro), che è in realtà una forma di congiuntivo presente. Per esempio:

  • (tu) Siediti. (imperativo diretto)
  • (Lei) Si sieda. (imperativo indiretto)

In questi due casi, è evidente come il pronome riflessivo ti si attacchi all’imperativo diretto formando un’unica parola, mentre il si dell’imperativo indiretto rimane staccato dal verbo.

Sembra una piccola differenza, ma quando i pronomi diventano molti, o l’imperativo è irregolare, la situazione si ingarbuglia.

  • Dammelo subito.
  • Me lo dia subito.

Passiamo subito all’esercizio. Nelle frasi che troverete all’interno del quiz, dovrete prestare particolare attenzione ai pronomi e ai verbi pronominali (cavarsela, andarsene eccetera…).

Siete pronti per l’esercizio? Cominciamo.

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Grazie e alla prossima!


Giovanni Boldini – Ritratto di Madame Juillard in rosso – 1912


Passato Remoto – Guida e Quiz

passato remoto

Uno sguardo al passato remoto, con un quiz

Essendo un italiano del nord, l’uso del passato remoto nella lingua di tutti giorni non mi è molto familiare. Nelle regioni del Nord Italia infatti, il passato remoto non si usa praticamente mai quando si parla, anche se in alcuni casi si dovrebbe.

In alcune regioni del Sud Italia invece, il passato remoto è molto comune nella lingua parlata e si usa anche quando si dovrebbe usare il passato prossimo.

In teoria, il passato remoto si dovrebbe usare per descrivere azioni del passato che non hanno alcuna connessione con il presente. In altre parole, l’uso del passato remoto è abbastanza arbitrario. Quanto deve essere remoto, lontano nel tempo? Un mese? Un anno? Dieci anni?

Non esiste una risposta. Il buonsenso ci dice che non potremmo usare il passato remoto per parlare di una cosa avvenuta ieri:

  • Ieri andai al mercato. —> Ieri sono andato al mercato.

Allo stesso modo, non si dovrebbe usare il passato prossimo per descrivere un’azione chiaramente lontana nel tempo.

  • Dieci anni fa ho traslocato. —> Dieci anni fa traslocai.

Non si dovrebbe.

In verità, in tutti i mezzi di comunicazione dove si usa la lingua parlata, cioè la radio, la tv, in molti film, il passato remoto è diventato marginale a favore del passato prossimo.

Nella lingua scritta invece, il passato remoto mantiene una certa importanza. Si usa nelle narrazioni, nei romanzi, nei libri di testo. Personalmente, lo trovo elegantissimo perché è molto irregolare, quindi molto ricercato.

Gli studenti di livello intermedio e avanzato devono studiare il passato remoto per vari motivi. Il primo, e più importante, è che milioni di italiani lo usano tutti i giorni. Quindi, dovete studiarlo per capire quello che la gente dice. Ricapitolando:

  • Il passato remoto si usa in vaste aree dell’Italia del sud quando si parla.
  • Il passato remoto si usa nella lingua scritta.
  • Il passato remoto è il tempo più irregolare dell’indicativo.

Come sempre, è importante cominciare con i verbi avere e essere.

Come potete vedere, sia essere che avere, sono verbi irregolari.

I verbi regolari invece, hanno le seguenti coniugazioni.

Possiamo subito notare che i verbi regolari in -ere hanno due possibili coniugazioni.

In generale, i verbi in -are  e -ire, sono regolari, mentre i verbi in -ere sono irregolari.

In particolare, sono irregolari le coniugazioni di IO, LUI/LEI e LORO.

Il verbi irregolari del passato remoto sono molto imprevedibili. Nel quiz che segue,  useremo qualche verbo irregolare importante, ma non ci avventureremo nei dettagli.

Ho deciso che sarebbe un’inutile perdita di tempo, per me e per voi, scrivere le coniugazioni dei verbi irregolari, perché sarebbe poi impossibile impararle solo con questa lezione. Potete consultare tutti i verbi italiani in tutte le coniugazioni usando questo bellissimo strumento →  reverso coniugazione. (you can cheat…).

Se volete imparare a usare il passato remoto entrando nei dettagli, prenotate una lezione di prova.

Siete pronti? Risolvete il quiz.


 

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Affresco – Luigi Catani – Villa Medicea in Poggio a Caiano.


 

Condizionale – Quiz intermedio

condizionale quiz intermedio

Il condizionale è un elemento importante della nostra lingua. Ecco un quiz di livello intermedio.

Se ci sono domande, fatemi sapere.


 

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Vittorio Reggianini: L’amante incondizionato

I pronomi relativi – Che, Cui, Quale – Quiz & Audio

I pronomi relativi - Che, Cui, Quale - Quiz

The most important relative pronouns in Italian are Che, Cui, Quale.

Let’s practice with a quiz and audio examples

Che, Cui and Quale are the most common Italian relative pronouns (pronomi relativi). Other important words, such as chi, quanto, chiunque, ovunque (pronomi misti) can occasionally work as relative pronouns, but they are not part of today’s brief review and quiz.

I guess the difference between che and chi for some of you is unclear. Try the quiz and double check your results, in case you have doubts.


Che

  • L’uomo che sta camminando è mio fratello.
  • La donna che hai conosciuto si chiama Laura.
  • I ragazzi che giocano in cortile fanno rumore.
  • Le donne che abbiamo salutato, sono mie colleghe.

As we can see, CHE

  • never changes.
  • it introduces a subject (l’uomo che sta camminando…).
  • or an object (la donna che (tu) hai conosciuto…).
  • doesn’t need articles (il, la, i, le) except for the following rare case:

Oggi non piove, il che significa che possiamo andare al mare.

il che… = e questo…


Cui

  • La casa in cui vivo è troppo piccola.
  • Non capisco il motivo per cui ti arrabbi.
  • Ricordi la strada da cui siamo venuti?
  • Non ho sentito le notizie di cui state parlando.

In these examples, CUI

  • never changes
  • always goes with a preposition (di, a, da, in, con, su, per, tra/fra).
  • doesn’t need an article (il, la, i, le) except for the following case:

Questo è l’attore il cui film mi era piaciuto tanto.

il cui = il film dell’attore… (whose)


Quale / Quali

  • La casa nella quale vivo è troppo piccola.
  • Non capisco il motivo per il quale ti arrabbi.
  • Ricordi la strada dalla quale siamo venuti?
  • Non ho sentito le notizie delle quali state parlando.

I picked exactly the same sentences of CUI because they are interchangeable with quale/quali. However…

  • Quale becomes Quali when plural.
  • Always need a preposition combined with an article.
  • There are rare cases when we say il, la quale / i, le quali without preposition, like this one:

Questa ragazza, la quale vive a Milano, è un’amica.

la quale = che (almost exclusively in formal speech or written)


Please try the quiz. Alla prossima!


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I pronomi relativi

Domanda 1

Che VS Chi

Seleziona le frasi corrette


 Gabriele è il ragazzo chi / che lavora con me. 


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painting: Andrea del Sarto – Dama con Petrarchino – 1528

Il discorso indiretto – Quiz di livello avanzato

discorso indiretto

Studiando il discorso indiretto, possiamo ripassare tutte le strutture grammaticali dell’italiano

 


  • Mario mi ha detto: “Ci vedremo domani a casa tua”.

Questa frase è scritta utilizzando il discorso diretto, cioè riportando esattamente tutte le parole pronunciate da Mario.

Il discorso indiretto trasforma la prospettiva di ciò che è stato detto da Mario attraverso un racconto. In altre parole:

  • Mario mi ha detto che ci saremmo visti il giorno dopo a casa mia.

Tutti i riferimenti grammaticali cambiano.

Il futuro diventa condizionale composto, domani diventa il giorno dopo, casa tua diventa casa mia.

Spesso, l’interpretazione della grammatica nel riportare una frase risulta piuttosto soggettiva, nel senso che alcuni dettagli possono cambiare a seconda di chi racconta la storia.


Metti alla prova le tue abilità risolvendo questo breve quiz. Se hai soluzioni alternative, scrivile nei commenti.

livello: avanzato


 

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Quadro: Federico Faruffini – La gondola – 1861

 

Il periodo ipotetico – Esercizio di ripasso

Il-periodo-ipotetico-–-esercizio-di-ripasso-review-and-quiz

Rivediamo insieme i vari tipi di periodo ipotetico con un breve ripasso e un quiz


Questo è un ripasso. Do per scontato che abbiate già studiato il periodo ipotetico. Se non conoscete questo argomento, prenotate una lezione su Skype.

Possiamo dividere ogni periodo ipotetico in due parti. La prima parte esprime un’ipotesi (se…) mentre la seconda parte esprime la conseguenza di questa ipotesi. In altre parole:

  • PRIMA PARTE —> Se pioverà  / SECONDA PARTE prenderò l’ombrello.

Prenderò l’ombrello è la fase principale (reggente), se pioverà è la frase secondaria (subordinata).

Esistono tre tipi di periodo ipotetico: della realtà, della possibilità, dell’irrealtà.


Realtà

indicativo, presente e futuro

  • Se ho fame, mangio.
  • Se avrò fame, mangerò.

Significa che se ho fame, sicuramente mangio, o mangerò.

Posso invertire l’ordine degli elementi o combinare i tempi. Per esempio:

  • Mangerò se avrò fame.

Possibilità

congiuntivo imperfetto + condizionale semplice

  • Se avessi fame, mangerei.

Se adesso, o in futuro, avessi fame, probabilmente mangerei. Non c’è sicurezza automatica della conseguenza, data l’ipotesi.

In particolare, nel presente, significa che adesso non ho fame, e non mangio. Ma se avessi fame, mangerei quella torta fantastica. Non adesso. Ci sono quindi delle sfumature che possono essere comprese solamente osservando la situazione.

Anche in questi caso, possiamo invertire le due frasi senza cambiarne il senso.

  • Mangerei, se avessi fame.

Irrealtà

congiuntivo trapassato + condizionale composto

  • Se avessi avuto fame, avrei mangiato.

Se in passato avessi avuto fame, avrei mangiato. Quindi, in quel momento non avevo fame e non ho mangiato. Il periodo ipotetico di terzo tipo, serve a costruire un passato alternativo, irreale.

♠ ♣ ♥ ♦

imperfetto + imperfetto (italiano parlato)

  • Se avevo fame, mangiavo.

Esiste un periodo ipotetico dell’irrealtà, per così dire, sgrammaticato. Appartiene all’italiano parlato e molti insegnanti  preferiscono non insegnarlo. Io sì. L’imperfetto sostituisce i due tempi più complessi in molte occasioni, per ovvi motivi. Anche se non è consigliata, questa formula ormai appartiene all’italiano di tutti i giorni.


Altri periodi ipotetici

Esistono altre combinazioni di tempi e modi, tutte assolutamente legittime e in uso nella lingua italiana.

presente + imperativo

  • Se vai in Italia, mandami una cartolina.

congiuntivo trapassato + condizionale semplice

  • Se mi avessi ascoltato, adesso non avresti problemi.

In questo caso, la conseguenza (avere problemi) esiste anche nel presente, non è limitata al passato.

congiuntivo imperfetto + condizionale composto

  • Se fossi ricco, avrei comprato una casa al mare.

L’avrei già comprata nel passato, se fossi una persona ricca.

congiuntivo imperfetto…

  • Se avessi vent’anni…

E’ una fantasia, che lascia in sospeso quello che farei se avessi vent’anni.

 

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Dipinto: Davide e Golia – Guido Cagnacci – 1655

Aggettivi e pronomi dimostrativi – Quiz

dimostrativi

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Congiuntivo 360° – Quiz

congiuntivo-360-quiz

Ripassiamo il congiuntivo con un quiz

Come promesso, ecco un quiz completo sul congiuntivo. Potete controllare tutti i tempi e vedere come ve la cavate con uno dei soggetti più temuti, amati e odiati tra gli studenti della nostra bella lingua.

Per completare il quiz, do per scontato che abbiate già studiato il congiuntivo. Gli esercizi non includono il periodo ipotetico.

Siete pronti?

 


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Spero che abbiate ottenuto un buon punteggio. Possiamo ripassare il congiuntivo durante la nostra lezione su Skype. Nel frattempo, se avete domande o commenti, scrivete pure qui sotto. Alla prossima.


Painting: Nicolò Barabino – Profilo di giovane donna – 1878

 

Other Italian prepositions – Preposizioni Improprie – Quiz & Audio

preposizioni improprie

Le preposizioni improprie sono parte importante della lingua italiana


Ho deciso di riscrivere questo blog, in italiano, e di aggiungere un quiz.

Molti di voi hanno già studiato le preposizioni italiane di, a, da, in, con, su, per, tra (fra), il modo in cui si combinano con gli articoli (il, lo, la, i, gli, le, l’) e le espressioni colloquiali che sono collegate all’uso delle preposizioni.

Oggi non parleremo delle preposizioni semplici ma delle preposizioni improprie.

Le chiamiamo “preposizioni improprie” perché sono un gruppo eterogeneo di parole, solitamente avverbi, aggettivi, forme di participio che funzionano benissimo come preposizioni.

Quello delle preposizioni improprie è argomento molto ampio, quindi ci concentreremo sugli esempi più comuni. Potete aggiungere nei commenti altre preposizioni improprie che conoscete.

  • Il gruppo più ampio è costituito dagli avverbi (prima, dopo…).
  • Poi abbiamo altre parole, soprattutto avverbi, che possono essere combinate con delle preposizioni (dietro di/a, fuori di/da …).
  • Abbiamo, infine, alcune espressioni più articolate, costituite da gruppi di parole con o senza preposizioni semplici (per colpa di, a causa di, in confronto a…).

Probabilmente questo ultimo gruppo è il più difficile da identificare perché ci possono essere espressioni composte da tre o quattro parole differenti. In ogni caso, l’esperienza vi aiuterà a usare correttamente tutte le preposizioni improprie.

Gli esempi che seguiranno saranno senza traduzione. Il vostro compito sarà di capirne il significato.

Siete pronti? Cominciamo.


 


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Other Italian prepositions

Preposizioni Improprie

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Grazie e alla prossima

Painting : Giuseppe Amisani – Maria Melato (1920 ca)

Tu e io VS me e te. Qualche trucchetto con i pronomi personali.

Qualche trucchetto con i pronomi personali

Oggi niente quiz, solo qualche piccolo trucchetto per usare bene i pronomi personali


 

Se sei capace di leggere e capire quello che sto scrivendo, significa che hai già studiato abbondantemente i pronomi personali. Ma, forse, sarebbe il caso di dare un’occhiata più approfondita.

Giusto per capirci, presteremo attenzione ai pronomi soggetto (io, tu, lui/lei, noi, voi, loro) e ai pronomi complemento, diretto e indiretto, in generale. Non parleremo dei pronomi riflessivi e nemmeno di ne e ci.

Ovviamente, i pronomi soggetto rappresentano il soggetto, i pronomi complemento rappresentano l’oggetto, diretto e indiretto.

Cominciamo con un ripassino.

I pronomi complemento.

  • Le forme complemento me, te, lui, lei, noi, voi, loro sono forti.
  • Le forme complemento mi, ti, lo, gli, la, le, si, ci, vi, li sono deboli.

Mario ama te. – Proprio te, nessun’altra = pronome forte (tonico).

Mario ti ama. Semplicemente = pronome debole (atono).

I pronomi deboli, anche detti atoni, possono unirsi all’infinito, imperativo e gerundio:

  • Voglio comprarlo. (= Lo voglio provare*)
  • Compragli un gelato.
  • Comprandoglielo, ho finito i soldi.

Fino a qui, penso che siamo tutti d’accordo. Niente di nuovo, giusto?

* Con i verbi servili (dovere, potere, volere, sapere) il pronome può essere attaccato all’infinito, o staccato prima del verbo servile.

Adesso vediamo qualche regola più complessa.

Tu e io, te e me.

Prima di tutto, anche se grammaticalmente sarebbe scorretto, per una consuetudine della lingua italiana, si dice io e te, e non io e tu.

  •  Io e te insieme, possiamo fare grandi cose.

Infatti, se invertiamo l’ordine:

  • Tu e io possiamo fare grandi cose.

“Te”, al posto di “Tu”, come soggetto, è molto usato nella lingua parlata, e soprattutto al nord.

Lo dici te, Te sei matto, Pensaci te, sono errori molto comuni a Milano o a Torino. Si dice “pensaci tu“.

Molto comune è anche “tu ed io”.

“Io” e “Tu” diventano “Me” e “Te”, per esempio in questi casi:

  • Nelle esclamazioni – Beato te!
  • Insieme a come e quanto nei comparativi – Sei alto come me.
  • Con il verbo essere e soggetti diversi: Se io fossi te – Se tu fossi me – Io non sono te
  • prima di…, dopo di…, dietro di…, su di…  E’ arrivato prima di me.

Quando dobbiamo usare i pronomi come soggetto.

Abbiamo imparato che molto spesso io, tu, lui/lei, noi, voi, loro, non si pronunciano, né si scrivono.

  • (io) Vado al cinema. – Non è necessario dire o scrivere “io”.

Ci sono casi dove non possiamo omettere il pronome soggetto.

  • Con il congiuntivo – Penso che tu sia divertente.

Devo dire “tu”, perché “sia” è il congiuntivo presente di io, tu, lui, lei. Questo vale con tutti i verbi.

  • Pensano che legga poco. – Chi? Ovviamente, se non si capisce dal contesto, è necessario specificare chi legge poco. Ad esempio, Penso che lui legga poco.
  • Con i modi indefiniti, quando il soggetto cambia. – Ho perso il treno, essendo loro in ritardo…
  • Quando si vuole enfatizzare il soggetto – Stasera cucino io. (davvero io…).

La dislocazione

Forse avete letto o sentito da qualche parte una frase di questo tipo:

  • Il caffè, LO bevo tutti i giorni.

Qual è il soggetto? Qual è l’oggetto? Perché c’è il pronome “lo” dove esiste già un oggetto?

Il soggetto naturalmente è “io”, l’oggetto è il caffè. Questo pronome lo sembra proprio di troppo, ma la frase è sostanzialmente corretta.

Normalmente, la struttura di una frase in italiano è soggetto – verbo – complemento.

  • Mario vuole subito un panino.

Chiedo scusa per la banalità della frase, ma è più facile da capire.

Nella lingua parlata, spesso vogliamo enfatizzare il soggetto e l’oggetto mettendoli vicini, e il verbo alla fine. Lo facciamo semplicemente per distribuire diversamente l’importanza di ogni singolo elemento. Il risultato è una frase che a prima vista sembra sgrammaticata.

  • Mario, il panino lo vuole subito.

In questa frase, stranamente, convivono “il panino” e il pronome “lo”, cioè ancora il panino. Due volte.

Questa struttura si chiama dislocazione, ed è molto comune quando si parla. Scriverò un blog separatamente.


Per oggi è tutto. Alla prossima.

Quadro: Antonio Mancini – Dopo il duello – 1872

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