Saggezza popolare nei modi di dire italiani: fortuna, destino, coraggio e perseveranza

Cosa impareremo oggi

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I modi di dire italiani racchiudono una tradizionale saggezza popolare, che spazia tra concetti di fortuna, destino, coraggio e perseveranza. Espressioni all’estremo tra loro come, per esempio, “la fortuna aiuta gli audaci” e “campa cavallo che l’erba cresce” ci insegnano che spesso la vita è un equilibrio tra il nostro coraggio e l’attesa inutile della giusta opportunità. In questa lezione impareremo come alcuni detti popolari riflettano il nostro modo di affrontare le sfide della vita quotidiana, bilanciando la sorte e la determinazione. Alcuni dei modi di dire che seguono, hanno un perfetto equivalente in inglese, altri no. Risolvi il quiz in fondo alla pagina e metti alla prova il tuo italiano!

Italian idiomatic expressions contain traditional popular wisdom, spanning concepts of luck, fate, courage, and perseverance. Extreme expressions, such as “fortune favours the bold” and “wait patiently for things to happen,” teach us that life is often a balance between our courage and waiting, sometimes in vain, for the right opportunity. In this lesson, we will learn how some of these Italian sayings reflect our way of facing daily life’s challenges, balancing fate and determination. Some of the following sayings have a perfect equivalent in English, while others do not. Solve the quiz at the bottom of the page and test your Italian skills!


Fortuna

La fortuna ha un ruolo fondamentale nei modi di dire italiani, come forza imprevedibile che può portare successi o fallimenti. Spesso associata all’idea di eventi che accadono senza un controllo diretto, la fortuna è vista come qualcosa che può essere in parte influenzata da chi ha il coraggio di agire. I modi di dire legati alla fortuna oscillano tra il prendere rischi e l’importanza della pazienza nell’attesa di opportunità favorevoli.

Luck plays a fundamental role in Italian idiomatic expressions, as an unpredictable force that can bring success or failure. Often associated with events beyond direct control, fortune is seen as something that can be partially influenced by those bold enough to act. Idioms related to fortune range from taking risks to the importance of patience in waiting for favorable opportunities

Ecco cinque modi di dire legati alla fortuna:

  • “Audaces fortuna iuvat” – “La fortuna aiuta gli audaci”. Questo modo di dire latino e italiano ci dice che chi prende rischi e si espone coraggiosamente viene spesso premiato dalla fortuna. L’espressione suggerisce che chi non teme di agire e affrontare le sfide può ottenere vantaggi e successi imprevisti.

    “Fortune helps the bold”. This Latin and Italian saying tells us that those who take risks and expose themselves courageously are often rewarded by fortune. The expression suggests that those who dare to act and face challenges can achieve unexpected advantages and success.
  • “Essere baciato dalla fortuna” – Essere estremamente fortunato. Questo modo di dire si usa per descrivere chi ha ottenuto successi o vantaggi inaspettati e fortunosi, quasi come se la fortuna avesse scelto quella persona in particolare.

    “To be kissed by fortune”. This saying is used to describe someone who has had unexpected successes or advantages, as if fortune had specially favored that person.
  • “Cadere in piedi” – Uscire indenni o con inaspettata fortuna da una situazione difficile o precaria. Questo modo di dire allude alla capacità dei gatti di atterrare sempre sulle quattro zampe, anche dopo una caduta. È spesso usato per descrivere chi, grazie alla fortuna, riesce a superare ostacoli senza subire conseguenze negative.

    “To fall and land on one’s feet”. This saying refers to coming out of a difficult situation unscathed or with unexpected fortune. It alludes to the ability of cats to always land on their feet after a fall. It is often used to describe someone who, thanks to luck, manages to overcome obstacles without negative consequences.
  • “Nato con la camicia” – Questo modo di dire si riferisce a una persona che sembra essere particolarmente fortunata fin dalla nascita, spesso senza aver fatto nulla per meritarselo. La fortuna sembra accompagnarla naturalmente, sia per circostanze fortunate di nascita che per puro caso.

    Born with a shirt” – This saying refers to someone who seems to be particularly lucky from birth, often without having done anything to deserve it. Luck seems to naturally follow them, whether due to fortunate circumstances of birth or sheer coincidence.
  • “Avere una fortuna sfacciata” – Avere una fortuna straordinaria e inaspettata. Si usa per descrivere qualcuno che ottiene successi o risultati eccezionali in modo fortuito, con una fortuna quasi esagerata.

    “To have shameless luck”. This expression is used to describe someone who achieves extraordinary success or results unexpectedly, with almost excessive luck.

Destino

Il destino, inteso come un disegno già scritto a cui non possiamo sfuggire, è un tema ricorrente in molti modi di dire italiani. Uno dei più evocativi è “essere sotto una spada di Damocle”, che descrive la condizione di chi vive sotto una minaccia costante, simbolo di un pericolo imminente e inevitabile.

The concept of destiny, understood as a prewritten design from which we cannot escape, is a recurring theme in many Italian idiomatic expressions. One of the most evocative is “to be under the sword of Damocles,” which describes the condition of someone living under constant threat, symbolizing an imminent and unavoidable danger.

Ecco cinque modi di dire legati al destino:

  • “Essere sotto una spada di Damocle” – Vivere sotto una minaccia costante, con un pericolo imminente che incombe. La frase allude alla leggenda di Damocle, un cortigiano che, pur godendo di grandi ricchezze e potere, si rese conto della precarietà della vita quando una spada fu appesa sopra di lui con un solo crine di cavallo.

    To be under the sword of Damocles. This expression refers to living under a constant threat, with imminent danger looming overhead, like Damocles who realized life’s fragility when a sword hung over him by a single thread.
  • “Andare a patrasso” – Morire o fallire, alludendo al termine del cammino della vita o di un’impresa. L’espressione scherzosa proviene da un errore linguistico che ha trasformato l’espressione latina “ire ad patres” (andare agli antenati, morire) in “andare a Patrasso”, una città della Grecia.

    To go to Patras. This means to die or fail, referring humorously to the end of life’s journey or an endeavor, originating from a linguistic mistake transforming the Latin “ire ad patres” (to go to the ancestors) into “to go to Patras”, a Greek city.
  • “Tirare i fili del destino” – Essere colui che controlla o manipola gli eventi e le vite degli altri, come un burattinaio che tira i fili. Si riferisce al concetto di avere potere o controllo sugli sviluppi della vita.

    To pull the strings of fate. This means to be the one controlling or manipulating events and others’ lives, like a puppet master pulling the strings, referring to having power or control over life’s developments.
  • “Deus ex machina” – Un intervento esterno, spesso improvviso e inaspettato, che risolve una situazione apparentemente irrisolvibile. Il termine deriva dal teatro greco, dove un dio veniva “calato” sul palco tramite una macchina per risolvere situazioni impossibili.

    Deus ex machina. This phrase refers to an external intervention, often sudden and unexpected, that resolves an apparently hopeless situation. The term originates from Greek theater, where a god would be “lowered” onto the stage by a machine to resolve impossible situations.
  • “Il dado è tratto” – Indica che una decisione importante è stata presa e non si può più tornare indietro. La frase fa riferimento a Giulio Cesare, che attraversando il Rubicone con il suo esercito, diede inizio a eventi inevitabili.

    The die is cast. This expression refers to an important decision that has been made, and there is no turning back. It originates from Julius Caesar crossing the Rubicon, symbolizing the point of no return.

Coraggio

Il coraggio è spesso celebrato nei modi di dire italiani, dove viene visto come la capacità di affrontare le difficoltà senza tirarsi indietro. Espressioni come “avere fegato” sottolineano come il coraggio e la determinazione possano portare al successo, anche nelle situazioni più rischiose.

Courage is often celebrated in Italian idiomatic expressions, where it is seen as the ability to face challenges without backing down. Expressions like “avere fegato” highlight how courage and determination can lead to success, even in the most risky situations.

Ecco cinque modi di dire legati al coraggio:

  • “Avere fegato” – Il fegato, nell’antichità, era considerato la sede del coraggio e della forza. Questo modo di dire si usa per descrivere una persona che affronta situazioni difficili senza paura, dimostrando grande coraggio.

    “To have liver”, to have guts. In ancient times, the liver was considered the seat of courage and strength. This expression is used to describe someone who faces difficult situations fearlessly, showing great bravery.
  • “Tirare fuori le unghie” – Questo modo di dire suggerisce che una persona, di solito tranquilla o passiva, mostri improvvisamente forza e determinazione per difendere sé stessa o i propri interessi, proprio come un animale che usa le unghie per difendersi.

    “To pull out the nails”, to show one’s claws. This saying suggests that someone, usually calm or passive, suddenly shows strength and determination to defend themselves or their interests, like an animal using its claws for defense.
  • “Fare il passo più lungo della gamba” – Metaforicamente, questo modo di dire avverte di non prendere decisioni o rischi eccessivi rispetto alle proprie capacità. Suggerisce cautela nell’affrontare situazioni più grandi di quanto si possa gestire.

    “To take a step longer than the leg”, to bite off more than one can chew. Metaphorically, this saying warns against making decisions or taking risks that are too big for one’s abilities. It suggests caution when facing situations bigger than one can handle.
  • “Tirare dritto” – Questo modo di dire rappresenta la determinazione nel continuare su una strada senza deviare, nonostante le difficoltà o le critiche. È usato per indicare chi non si lascia scoraggiare e persevera.

    “To pull straight”, to keep going straight ahead. This expression represents determination in continuing on a path without swerving, despite challenges or criticism. It’s used to describe someone who remains undeterred and perseveres.
  • “Avere le spalle larghe” – Si riferisce alla capacità di sopportare grandi responsabilità o difficoltà senza crollare. Chi ha “spalle larghe” è visto come qualcuno che può gestire con forza compiti pesanti e situazioni difficili.

    “To have broad shoulders”. This refers to the ability to bear great responsibilities or difficulties without collapsing. Someone with “broad shoulders” is seen as someone who can handle heavy tasks and difficult situations with strength.

Perseveranza

La perseveranza è una qualità spesso esaltata nei modi di dire italiani, dove viene vista come la capacità di non arrendersi, anche di fronte a ostacoli apparentemente insormontabili. Espressioni come “tenere duro” ci insegnano come la perseveranza e la determinazione possano portare a superare anche le prove più difficili.

Perseverance is a quality often celebrated in Italian idiomatic expressions, where it is seen as the ability to not give up, even in the face of seemingly insurmountable obstacles. Expressions like “tenere duro” (“to hold firm”) teach us how perseverance and determination can lead to overcoming even the toughest challenges.

Ecco cinque modi di dire legati alla perseveranza:

  • “Tenere duro” – Questo modo di dire rappresenta l’idea di resistere a una situazione difficile senza cedere, mantenendo la propria posizione con fermezza. Usato per descrivere una persona che affronta le avversità senza arrendersi.

    “To hold firm”. This expression represents the idea of resisting a difficult situation without giving in, holding one’s ground firmly. It is used to describe someone who faces adversity without giving up.
  • “Stringere i denti” – Simboleggia la forza di volontà di resistere al dolore o alla fatica in situazioni difficili. Viene spesso usato per incoraggiare qualcuno a perseverare, anche quando la situazione sembra insopportabile.

    “To clench one’s teeth”. This symbolizes the willpower to endure pain or fatigue in difficult situations. It is often used to encourage someone to persevere, even when the situation seems unbearable.
  • “Rimboccarsi le maniche” – Questo modo di dire invita ad agire con impegno e determinazione, preparandosi a lavorare duramente per superare una sfida o risolvere un problema.

    “To roll up your sleeves”. Same as in English. This saying invites one to act with commitment and determination, preparing to work hard to overcome a challenge or solve a problem.
  • “Chi la dura la vince” – Questo detto sottolinea come la perseveranza porti al successo, suggerendo che chi continua a lottare nonostante le difficoltà alla fine riuscirà a prevalere.

    “Whoever persists wins”. This saying highlights how perseverance leads to success, suggesting that those who keep fighting despite difficulties will eventually prevail.
  • “Fare buon viso a cattivo gioco” – Accettare una situazione difficile con calma e positività, senza lamentarsi. Questo detto invita a mantenere il controllo anche in situazioni sfavorevoli.

    “To make a good face to a bad game”. This expression means accepting a difficult situation with calm and positivity, without complaining. It encourages maintaining composure in adverse situations.

Spero che queste frasi vi siano utili per migliorare il vocabolario. Provate il quiz!

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Esercizio

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Il passato prossimo – A Comprehensive Overview for Beginners

A Complete Guide to Using Passato Prossimo for Expressing Past Actions in Italian


Today, we will dive deep into the passato prossimo, a key Italian past tense that allows us to express completed actions with precision and nuance. We will explore its formation, usage, and intricacies, offering rich examples to clarify each point.


This is a lesson written for the course Pronti – A1 for English speakers. Please visit the introductory page.


What is the Passato Prossimo?

The passato prossimo is an essential tense in Italian, used to describe actions or events that have already been completed in the past. While it shares some similarities with the English present perfect tense (e.g., “I have eaten”), it functions more like the simple past tense in many cases (e.g., “I ate”), as it often expresses a completed action in the past that is not necessarily linked to the present.

This tense is a compound tense, which means it consists of two parts: an auxiliary verb and a past participle. The auxiliary verb, either the present tense of essere (to be) or avere (to have), helps form the tense, while the past participle shows what action was completed in the past.

Auxiliary Verb + Past Participle

For example, in English, you say, “I have eaten.” In Italian, this would be “Ho mangiato.” Here, “ho” (I have) is the auxiliary verb, and “mangiato” (eaten) is the past participle.

However, the sentence often translates better into English as “I ate” with no connection with the present. Let’s look at some more sentences:

  • Ho finito il libro che mi avevi consigliato. – I have finished the book you recommended. (Can also mean “I finished the book you recommended.”)
  • Sono andati in vacanza alle Maldive. – They went on holiday to the Maldives.
  • Abbiamo visto un bellissimo tramonto ieri sera. – We saw a beautiful sunset last night.
  • Sono tornata a casa dopo un lungo viaggio. – I returned home after a long journey. (Note: tornata agrees in gender with the subject. The speaker is a female.)

When to Use Essere or Avere

The selection between essere and avere as auxiliary verbs is fundamental in Italian and can alter the meaning of the sentence.

Passato Prossimo with Essere and Avere

PronounEssere + Andato/a/i/eAvere + Mangiato
IoSono andato/aHo mangiato
TuSei andato/aHai mangiato
Lui/LeiÈ andato/aHa mangiato
NoiSiamo andati/eAbbiamo mangiato
VoiSiete andati/eAvete mangiato
LoroSono andati/eHanno mangiato

Here’s a detailed guide on when to use each:

(continues …)



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Il passato prossimo
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Pronomi Relativi – Quattro Chiacchiere

Questa lezione è parte del corso di conversazione su Zoom “Quattro Chiacchiere”. Abbiamo deciso di rendere questo particolare argomento grammaticale disponibile per tutti.

Il corso si articola in 4 lezioni al mese, una alla settimana:

  • Lettura
  • Vocabolario
  • Grammatica
  • Ascolto

La lezione di oggi è quella di Grammatica.

Per avere più informazioni riguardanti il corso, potete cliccare su questo link.


Che cosa sono i pronomi relativi

I pronomi relativi italiani sono che, cui e quale.

La funzione di un pronome relativo è doppia: sostituisce (pronome) e mette in relazione (relativo) due frasi che hanno un elemento in comune.

Per esempio:

  • Mi piace la maglietta + Hai comprato la maglietta =

    Mi piace la maglietta + che hai comprato.
    (frase reggente) + (frase subordinata relativa)

Il pronome relativo “che” sostituisce il nome “maglietta” e unisce due frasi che hanno una relazione logica con “maglietta”.

In questo senso, il pronome relativo ha la doppia funzione di pronome e congiunzione. Infatti, a volte è difficile distinguere le due funzioni, specialmente quando usiamo “che”.

Il pronome relativo è sempre parte della frase subordinata, quella debole, dipendente dalla frase reggente.

Il nome (la maglietta) deve sempre avere un articolo determinativo, in questo caso “la”, oppure indeterminativo , per esempio “una”. In genere, il nome (la maglietta) precede immediatamente il pronome relativo: la maglietta + che

A volte, la frase relativa interrompe e divide la frase reggente, dandoci un’informazione aggiuntiva:

  • Stefano, che abita nel nostro palazzo, è un buon amico.

Che

Il pronome relativo “che” viene usato molto spesso con altre funzioni ed è in assoluto una delle parole più diffuse della lingua italiana, tra le prime dieci. E’ un pronome invariabile e può essere utilizzato come soggetto, oppure oggetto diretto.

  • L’uomo che sta camminando è mio fratello.
  • La donna che hai conosciuto si chiama Laura.
  • I ragazzi che giocano in cortile fanno rumore.
  • Le donne che abbiamo salutato, sono mie colleghe.

Il pronome “che”:

  • non cambia mai e non importa che il nome sia maschile, femminile, singolare o plurale.
  • sostituisce un soggetto (l’uomo che sta camminando…).
  • oppure un oggetto diretto (la donna che // tu // hai conosciuto…).

Non ha bisogno di articoli, ad eccezione del seguente caso:

  • Oggi non piove, il che mi rende felice.

    il che… = e questo fatto…

Nell’ultimo caso, “il che” sostituisce ed enfatizza una frase intera (Oggi non piove) e dobbiamo aggiungere l’articolo “il + che”.

Si tratta comunque di una costruzione un po’ pesante ed è preferibile usare altre forme di sostituzione:

Oggi non piove, / e questo / e ciò / mi rende felice.


🧑🏻‍🏫

I vari usi di “che”


Come anticipato, grazie alla sua semplicità ed eleganza, la parola “che” ha un uso molto diffuso nella lingua italiana e rappresenta diverse funzioni logiche all’interno di una frase. In particolare, oltre ad essere un pronome relativo, possiamo usare “che” come:

  • Aggettivo interrogativo: Che cravatta indosserai per il matrimonio?
  • Pronome interrogativo: Che stai facendo?
  • Aggettivo esclamativo: Che macchina fantastica!
  • Pronome esclamativo: Che dici!
  • Congiunzione subordinante: Mi hanno detto che ti sposi.
  • Parte di congiunzioni complesse: poiché, benché, affinché, … eccetera.

E’ importante usare “che” in modo corretto, senza confonderlo con “cui” o “quale”.


Cui

Il pronome “cui” è invariabile, nel senso che non dipende dal genere del nome che sostituisce. Non è maschile o femminile, singolare o plurale. A differenza di “che”, “cui” ha generalmente bisogno di una preposizione perché è un complemento indiretto, non un semplice oggetto ma un luogo, un mezzo, un argomento, un materiale eccetera.

  • La casa in cui vivo è troppo piccola. (luogo)
  • Non capisco il motivo per cui ti arrabbi. (causa)
  • Ricordi la strada da cui siamo venuti? (luogo)
  • Non ho sentito le notizie di cui state parlando. (argomento)
  • Il parco davanti a cui abito è verdissimo. (luogo)

Ricapitolando, possiamo notare che “cui”:

  • non cambia mai e non importa che il nome sia maschile, femminile, singolare o plurale.
  • è sempre accompagnato da una preposizione propria o impropria (di, a, da, in, con, su, per, tra/fra // dentro, sotto, sopra, davanti, dietro, dopo… eccetera).

Non è mai accompagnato da un articolo, ad eccezione del seguente caso:

  • Questo è l’attore il cui film mi era piaciuto tanto. —> il cui = il film dell’attore… (whose)

“Il cui” (ma anche la, i, le cui) rappresenta l’appartenenza, il possesso, chiamato “specificazione” in grammatica, ed è l’unico caso in cui non si aggiunge una preposizione.

Quale

Il pronome “quale” è quasi equivalente a “cui”, nel senso che solitamente rappresenta un complemento indiretto. Si tratta di un pronome più complesso rispetto a “che” e “cui”, ed è perciò meno frequente nella lingua parlata, ma non è insolito.

Si trasforma con il cambiare del numero, singolare o plurale, e si accompagna ad articoli maschili e femminili per evidenziare il genere.

Usiamo le stesse frasi per capire come il pronome “quale” cambia.

  • La casa nella quale vivo è troppo piccola. (luogo)
  • Non capisco il motivo per il quale ti arrabbi. (causa)
  • Ricordi la strada dalla quale siamo venuti? (luogo)
  • Non ho sentito le notizie delle quali state parlando. (argomento)
  • Il parco davanti al quale abito è verdissimo. (luogo)

Le frasi sono perfettamente intercambiabili con quelle che abbiamo utilizzato precedentemente con “cui”. Notiamo però che:

  • “Quale” ha il plurale “Quali”.
  • Ha sempre bisogno di una preposizione articolata (in + la = nella quale vivo)

Esiste un caso in cui possiamo usare “quale” senza preposizione, solo con l’articolo (il quale, i quali, la quale, le quali) come sostituto di “che”, ma quasi esclusivamente nell’italiano scritto o nei registri linguistici elevati.

  • Questa ragazza, la quale ( = che) vive a Milano, è un’amica.

La scelta tra che, cui, quale

In generale, “che” si usa come pronome relativo per le forme dirette, cioè come sostituto di un soggetto o di un oggetto. Vedi gli esempi sopra.

Sempre in linea generale, “cui” si usa come pronome indiretto, per indicare complementi differenti dall’oggetto (luogo, tempo, causa, mezzo, compagnia, materia eccetera).

“Quale” è il pronome più complesso e completo dei tre. E quindi è anche il meno usato nella lingua parlata perché è più “pesante” di “cui”. Tuttavia, è piuttosto frequente.

In caso di ambiguità, possiamo usare sia “cui” che “quale” per eliminare dubbi logici. Per esempio:

  • Ho visto il marito di Laura, che prende sempre la metropolitana.

In questa frase, presa fuori da ogni contesto, non sappiamo chi prenda la metropolitana. Laura o il marito? Possiamo quindi dire:

  • Ho visto il marito di Laura, il quale prende sempre la metropolitana. (il marito)
  • Ho visto il marito di Laura, la quale prende sempre la metropolitana. (Laura)

Possiamo usare “che” invece di “quando” o “in cui / nel quale” nelle frasi di tempo.

  • L’anno che (= in cui, durante il quale) ci siamo incontrati è stato speciale.

Al contrario, possiamo usare “dove” in sostituzione di “in cui” o nelle forme equivalenti di “nel quale” per parlare di un luogo:

  • La casa dove (= in cui / nella quale) sono cresciuta è stata demolita.


Altri pronomi relativi

Esistono altri pronomi che diventano occasionalmente relativi e che servono a sostituire e rappresentante concetti specifici. Si chiamano pronomi misti: “chi” e “quanto”.

Chi

Quando viene usato in qualità di pronome relativo, “chi” si riferisce a persone, mai a oggetti inanimati, e rappresenta il concetto indefinito di “le persone che”, “la persona che” o “chiunque”.

Si tratta di un pronome grammaticalmente singolare, ma può rappresentare sia una persona indefinita che delle persone in generale.

  • Chi non lavora, non guadagna soldi. (le persone che non lavorano)
  • Chi ti ha venduto quell’orologio, ti ha ingannato. (la persona che ti ha venduto l’orologio).

Essendo un pronome indefinito, non ha bisogno di un nome di riferimento da sostituire; è valido in assoluto.

Quanto

Ha una funzione dimostrativa e relativa. Sostituisce il concetto di “tutto quello che” o “tutti quelli che”, rispettivamente al singolare o al plurale.

  • Hai capito quanto ti abbiamo spiegato? (tutto quello che)
  • Ringraziamo quanti hanno partecipato alla raccolta di fondi. (tutte le persone che)

Quello che

Aggiungiamo a questa lezione il concetto di “quello che”, usato al singolare o al plurale per sostituire “chiunque”, “qualsiasi cosa” oppure “tutti”, “tutte le cose”, “tutto quello che”, “tutte le persone che”. Al singolare, può significare “la persona che”.

  • Farò quello che mi hai chiesto. (tutte le cose che mi hai domandato di fare).
  • Mario è quello che mi ha aiutato di più. (la persona che)
  • Non sopporto quelli che non pagano il biglietto dell’autobus. (tutte le persone che)

Quando parliamo di persone al plurale, è molto simile a “chi”.

E’ tutto. Risolviamo l’esercizio.


Quiz

i pronomi relativi


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Le preposizioni e i complementi – causa, limitazione, fine, quantità

Nella seconda parte dedicata allo studio dei complementi e le relative preposizioni, esamineremo alcune categorie sicuramente meno comuni di quelle che abbiamo visto nella lezione scorsa, ma altrettanto importanti. Studieremo alcuni modi di dire legati ai complementi.


Questo esercizio è parte del corso su Zoom 4 Chiacchiere, nella lezione dedicata alla grammatica.

Il corso consiste di 4 lezioni mensili su Zoom di livello intermedio e avanzato. La lezione in questione riguarda l’uso delle preposizioni per indicare una causa, una limitazione, uno scopo (fine), una quantità. Il corso sarà presto disponibile sul sito. Se vi interessa, provate il quiz.

Qui sotto potete trovare solamente l’esercizio, che abbiamo deciso di condividere con gli amici della newsletter. La lezione completa è disponibile solo per gli iscritti.

Le iscrizioni sono aperte qui. Grazie.


Puoi fare Log-in se vuoi ricevere i risultati via email


🧑🏻‍🏫

Le preposizioni e i complementi

causa, limitazione, fine, quantità


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Grammatica: esprimere eventi futuri in italiano


Ripasso: il futuro semplice e anteriore

Diamo per scontato che, da studenti di livello intermedio e avanzato, abbiate già imparato le coniugazioni del futuro semplice. In ogni caso, per comodità, ripeteremo qui tutte le regole e le eccezioni che riguardano il futuro dell’indicativo.

Il tempo futuro appartiene unicamente al modo indicativo, ossia, il modo della lingua italiana che descrive la realtà. Non esiste il futuro nel condizionale o nel congiuntivo. Detto questo, passiamo direttamente alle coniugazioni dei verbi regolari.

-are-ere-ire
iomangeròleggeròdormirò
tumangeraileggeraidormirai
lui / leimangeràleggeràdormirà
noimangeremoleggeremodormiremo
voimangereteleggeretedormirete
loromangerannoleggerannodormiranno

Come possiamo vedere, il futuro è un tempo molto regolare che, come altri tempi, ha tuttavia le sue eccezioni e irregolarità. Possiamo osservare che i verbi in are e diventano uguali ai verbi in ere. I verbi in ire perdono la differenza che possiamo vedere nel presente, per esempio i verbi dormire e capire hanno la stessa coniugazione (dormirò = capirò / capiscirò).

Per quanto riguarda le irregolarità, possiamo semplificare e dire che:

-RR– senza “e”– verbi in “are”
iorimarròvivròdarò
turimarraivivraidarai
lui / leirimarràvivràdarà
noirimarremovivremodaremo
voirimarretevivretedarete
lororimarrannovivrannodaranno
  • Alcuni verbi perdono una parte finale e duplicano la “R”: rimanere, tenere, volere, venire, bere…
  • Alcuni verbi perdono la “E”: avere, dovere, sapere, potere, cadere, godere, vedere, vivere..
  • Alcuni verbi importanti in -are mantengono la “A”: fare, stare, dare. Possiamo aggiungere, “essere” a questo gruppo.

Le irregolarità del futuro semplice sono identiche a quelle del condizionale presente.


Per la formazione del futuro anteriore, dobbiamo usare i verbi essere e avere con il participio:

  • Avrò mangiato
  • Sarò andato/a

EssereAvere
iosaròavrò
tusaraiavrai
lui / leisaràavrà
noisaremoavremo
voisareteavrete
lorosarannoavranno
Ovviamente, essere e avere sono irregolari.

Più o menò, questo è quanto dobbiamo sapere sulla struttura del futuro dell’indicativo.

Il futuro dell’indicativo

La considerazione più ovvia, ma anche meno vera, è che dobbiamo usare i tempi del futuro dell’indicativo per parlare al futuro.

  • Domani andrò a vedere una partita di calcio e ritornerò a casa tardi. Quando sarò tornato, ti chiamerò.

In questo caso, la sequenza delle azioni nel futuro è molto chiara e perfettamente valida, sia nell’italiano scritto che in quello parlato. In particolare, nella seconda frase possiamo notare che il futuro anteriore (sarò tornato) è un’azione completa che precede un’altra azione nel futuro (ti telefonerò).

Il presente “pro futuro”

D’altra parte, possiamo tranquillamente evitare l’uso del futuro e utilizzare semplicemente il presente indicativo, quando la chiarezza dell’azione lo consente.

  • Domani vado a vedere una partita di calcio e ritorno a casa tardi. Quando torno, ti chiamo.

Al contrario di altre lingue, l’uso del presente al posto del futuro in italiano è altrettanto valido, dal momento che la sequenza delle azioni è introdotta da un avverbio, in questo caso “domani”, che trasferisce l’azione chiaramente nel futuro. Ci sono situazioni in cui è addirittura preferibile usare il presente invece del futuro.

  • Aspettami, torno subito (= tornerò subito).

L’avverbio subito ha la funzione di “allungare” il presente fino al momento futuro in cui tornerò e avvicina l’azione a chi ascolta o legge il messaggio.

La sostituzione del futuro con il presente, tuttavia, non è sempre possibile. In particolare, sono due gli elementi che a volte lo impediscono.

  • L’azione è del tutto “incapsulata” nel futuro, senza connessione evidente con il presente.

    Tra cento anni, le auto saranno tutte elettriche.

Non si può usare il presente in questo caso, perché la preposizione “tra” e “cento anni” allontanano l’azione da chi ascolta, con un distacco netto.

  • La confusione fra il futuro e il presente rende necessario il futuro in caso di ambiguità logica.

    Non capisco mai quello che vuoi.
    Non capirò mai quello che vuoi.

Evidentemente, nella prima frase “mai” si riferisce a una ripetizione dell’evento nel passato e nel presente. Nella seconda frase vogliamo dire che sarà impossibile capire anche nel futuro.

In sostanza, la logica è sempre dominante e dobbiamo prestare un po’ di attenzione alle eccezioni.

Il futuro nel passato

La “futuro nel passato” esprime un futuro relativo, da un punto di vista del passato invece che dal presente.

  • Gianfranco dice che passerà l’esame.
  • Gianfranco ha detto che avrebbe passato l’esame.

Immaginiamo che la prima frase si riferisca al presente, prima dell’esame. Gianfranco è sicuro che passerà l’esame. Prendiamo questa affermazione di Gianfranco e spostiamola al giorno dopo l’esame, immergendola nel passato,

La seconda frase ci racconta che in passato, Gianfranco ha detto che in futuro avrebbe passato l’esame.

il futuro si trasforma in condizionale passato, quando la frase è spostata completamente nel passato.

L’italiano in questo senso rappresenta un’eccezione rispetto all’inglese (G. said he would pass the test) ma anche rispetto alle altri principali lingue neolatine, ossia lo spagnolo il francese e il portoghese, dove si usa il condizionale semplice per descrivere il “futuro nel passato”. E’ interessante notare che anche nell”italiano antico si usava spesso il condizionale semplice.

In un italiano informale e colloquiale, ma assolutamente corretto, possiamo trovare il cosiddetto “imperfetto prospettivo”, cioè la sostituzione del condizionale composto con il più versatile imperfetto nella costruzione del futuro nel passato.

  • Gianfranco ha detto che passava l’esame.

Contrariamente a quanto si legge su alcuni blog e addirittura in alcuni libri, l’uso dell’imperfetto è totalmente legittimo in questo caso. Come con il presente “pro futuro”, dobbiamo fare attenzione alle ambiguità e usare l’imperfetto come “futuro nel passato” solo quando non è ambiguo.


🧑🏻‍🏫

Il futuro semplice e anteriore per fare ipotesi


Le forme del futuro in italiano hanno spesso una funzione diversa, essenzialmente non collegata al tempo futuro, che potrebbe essere descritta come ‘congetturale’ o ‘speculativa’, in cui immaginiamo cosa “probabilmente” succede nel presente e cosa forse è successo nel passato. In altre parole:

👱🏻‍♂️ – Dove sarà Luigi? Non lo vedo…
👩🏻‍🦱 – Sarà andato in bagno, oppure avrà fame e sarà uscito.

Nessuna di queste frasi è al futuro. In realtà questo è il significato vero:

👱🏻‍♂️ – Dove è probabilmente Luigi? Non lo vedo…
👩🏻‍🦱 – Forse è andato in bagno, oppure forse ha fame ed è uscito
.

In grammatica si parla di “futuro epistemico”, una parola che nessun italiano conosce e che neanche tu dovrai ricordare. E’ solamente importante notare che il futuro semplice a volte si usa per dire “forse nel presente” e il futuro anteriore si usa come “forse nel passato prossimo”.



Il futuro e il congiuntivo

In questo paragrafo non spiegheremo che cos’è e come si usa il congiuntivo. Supponendo che lo abbiate studiato e incontrato durante il vostro viaggio nella lingua italiana, vediamo ora come potemmo rappresentare una frase che in teoria richiederebbe il congiuntivo, in una situazione nel futuro oppure futuro nel passato. Se non avete mai studiato il congiuntivo, vi invito comunque a leggere il paragrafo e a ricordarlo quando affronterete l’argomento.

Come abbiamo anticipato, in italiano non esiste il congiuntivo futuro. Immaginiamo dunque una frase al presente indicativo che richieda il congiuntivo in una situazione futura.

  • Credo che Gianfranco passi l’esame.
  • Credo che Gianfranco passerà l’esame.

La mia opinione nel presente (credo) vorrebbe il congiuntivo presente (passi) per esprimere il fatto che Gianfranco in futuro passerà l’esame. “Credo che” è un forte richiamo per il congiuntivo e “passi” è la risposta più corretta.

Tuttavia, presa fuori contesto, questa frase potrebbe significare che l’esame di Gianfranco sia adesso, nel presente. Se vogliamo evitare ambiguità, possiamo usare il futuro indicativo, passerà, ed eliminare i dubbi.

Ciò non vale per i verbi di volontà, bisogno e necessità, dove siamo obbligati a usare il presente perché tali verbi hanno già una proiezione verso il futuro e in generale sono meno flessibili.

  • Voglio che Gianfranco passi (passerà) l’esame.

Immaginando una situazione di futuro nel passato, possiamo usare indifferentemente il condizionale passato oppure il congiuntivo imperfetto. Prendiamo le due frasi che abbiamo utilizzato prima e trasferiamole nel passato:

  • Credevo che Gianfranco passasse l’esame.
  • Credevo che Gianfranco avrebbe passato l’esame.

In teoria, sarebbe preferibile utilizzare il condizionale composto anche con una frase che introduce il congiuntivo, per rappresentare il futuro nel passato, quindi la seconda possibilità è grammaticalmente più solida della prima, la quale potrebbe essere un po’ ambigua (Credevo che in quel momento preciso Gianfranco passasse l’esame). In realtà, tutte e due le frasi sono corrette perché la logica e il contesto sono quasi sempre molto chiari. Il congiuntivo imperfetto soprattutto nella lingua parlata è molto comune per rappresentare il “futuro nel passato” nelle frasi che lo richiedono.

Facendo lo stesso ragionamento con i verbi di volontà e bisogno, la frase diventa più rigida. Anche in questo caso, usiamo lo stesso esempio di prima tradotto al passato.

  • Volevo che Gianfranco passasse (avrebbe passato) l’esame.

In questo caso, è un errore usare il condizionale composto. Dobbiamo usare necessariamente il congiuntivo imperfetto.


Esercizio – il futuro


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Esercizio: – Le preposizioni e i complementi – luogo, modo, tempo, mezzo

L’esercizio che segue è un esempio di come potrebbe essere un ripasso della lezione di grammatica nel corso “Quattro Chiacchiere”, un incontro settimanale su Zoom con studenti di livello intermedio e avanzato.

Si tratta di un quiz che ha a che fare con le preposizioni e i complementi, degli elementi grammaticali che ci aiutano a costruire frasi complesse. Cercate di risolverlo e controllate il vostro punteggio finale.

Se siete già iscritti al blog, potete fare log in e ricevere i risultati via email.

🧑🏻‍🏫 – Le preposizioni e i complementi

luogo, tempo, modo, mezzo


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🧑🏻‍🏫- Le coniugazioni del congiuntivo 3 – “Condizionale e Congiuntivo”

Questo esercizio fa parte del corso di gruppo su Zoom: “Congiuntivo 101”

Questo è il terzo esercizio di ripasso compreso nel corso “Congiuntivo 101 – 5 lezioni su Zoom”, in cui gli studenti di un piccolo gruppo (4 o 5 persone) possono fare pratica studiando l’interazione tra condizionale e congiuntivo dopo la terza lezione dal vivo.

Ho pensato di condividere con tutti i membri della comunità questo esercizio, per mostrare un tipico compito di ripasso delle strutture.

Per favore, fate login per provare l’esercizio. Potete iscrivervi gratuitamente se ancora non lo avete fatto.

(continues …)


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Le coniugazioni del congiuntivo – 3

Condizionale e Congiuntivo


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🧑🏻‍🏫 – Le coniugazioni del congiuntivo 2 – Imperfetto e Trapassato

Questo è il secondo esercizio di ripasso compreso nel corso “Congiuntivo 101 – 5 lezioni su Zoom”, in cui gli studenti di un piccolo gruppo (4 o 5 persone) possono fare pratica studiando il congiuntivo imperfetto e trapassato dopo la terza lezione dal vivo.

Ho pensato di condividere con tutti i membri della comunità questo esercizio, per mostrare un tipico compito di ripasso delle strutture.

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Le coniugazioni del congiuntivo 2

Esercizio di ripasso

Imperfetto e Trapassato



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🧑🏻‍🏫- Le coniugazioni del congiuntivo 1 – presente e passato

Questo esercizio farà parte del corso di gruppo su Zoom: “Italian Grammar Geeks”

Coming soon…

Ho deciso di condividere l’esercizio con i membri freemium del blog, per dare a tutti l’occasione di mettersi alla prova con il congiuntivo presente e passato.

(continues …)


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Le coniugazioni del congiuntivo – 1

Presente e Passato


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Quiz di livello intermedio – L’uso del “Lei”

The Italian formal “Lei”

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