Tu e io VS me e te. Qualche trucchetto con i pronomi personali.

Qualche trucchetto con i pronomi personali

Oggi niente quiz, solo qualche piccolo trucchetto per usare bene i pronomi personali


 

Se sei capace di leggere e capire quello che sto scrivendo, significa che hai già studiato abbondantemente i pronomi personali. Ma, forse, sarebbe il caso di dare un’occhiata più approfondita.

Giusto per capirci, presteremo attenzione ai pronomi soggetto (io, tu, lui/lei, noi, voi, loro) e ai pronomi complemento, diretto e indiretto, in generale. Non parleremo dei pronomi riflessivi e nemmeno di ne e ci.

Ovviamente, i pronomi soggetto rappresentano il soggetto, i pronomi complemento rappresentano l’oggetto, diretto e indiretto.

Cominciamo con un ripassino.

I pronomi complemento.

  • Le forme complemento me, te, lui, lei, noi, voi, loro sono forti.
  • Le forme complemento mi, ti, lo, gli, la, le, si, ci, vi, li sono deboli.

Mario ama te. – Proprio te, nessun’altra = pronome forte (tonico).

Mario ti ama. Semplicemente = pronome debole (atono).

I pronomi deboli, anche detti atoni, possono unirsi all’infinito, imperativo e gerundio:

  • Voglio comprarlo. (= Lo voglio provare*)
  • Compragli un gelato.
  • Comprandoglielo, ho finito i soldi.

Fino a qui, penso che siamo tutti d’accordo. Niente di nuovo, giusto?

* Con i verbi servili (dovere, potere, volere, sapere) il pronome può essere attaccato all’infinito, o staccato prima del verbo servile.

Adesso vediamo qualche regola più complessa.

Tu e io, te e me.

Prima di tutto, anche se grammaticalmente sarebbe scorretto, per una consuetudine della lingua italiana, si dice io e te, e non io e tu.

  •  Io e te insieme, possiamo fare grandi cose.

Infatti, se invertiamo l’ordine:

  • Tu e io possiamo fare grandi cose.

“Te”, al posto di “Tu”, come soggetto, è molto usato nella lingua parlata, e soprattutto al nord.

Lo dici te, Te sei matto, Pensaci te, sono errori molto comuni a Milano o a Torino. Si dice “pensaci tu“.

Molto comune è anche “tu ed io”.

“Io” e “Tu” diventano “Me” e “Te”, per esempio in questi casi:

  • Nelle esclamazioni – Beato te!
  • Insieme a come e quanto nei comparativi – Sei alto come me.
  • Con il verbo essere e soggetti diversi: Se io fossi te – Se tu fossi me – Io non sono te
  • prima di…, dopo di…, dietro di…, su di…  E’ arrivato prima di me.

Quando dobbiamo usare i pronomi come soggetto.

Abbiamo imparato che molto spesso io, tu, lui/lei, noi, voi, loro, non si pronunciano, né si scrivono.

  • (io) Vado al cinema. – Non è necessario dire o scrivere “io”.

Ci sono casi dove non possiamo omettere il pronome soggetto.

  • Con il congiuntivo – Penso che tu sia divertente.

Devo dire “tu”, perché “sia” è il congiuntivo presente di io, tu, lui, lei. Questo vale con tutti i verbi.

  • Pensano che legga poco. – Chi? Ovviamente, se non si capisce dal contesto, è necessario specificare chi legge poco. Ad esempio, Penso che lui legga poco.
  • Con i modi indefiniti, quando il soggetto cambia. – Ho perso il treno, essendo loro in ritardo…
  • Quando si vuole enfatizzare il soggetto – Stasera cucino io. (davvero io…).

La dislocazione

Forse avete letto o sentito da qualche parte una frase di questo tipo:

  • Il caffè, LO bevo tutti i giorni.

Qual è il soggetto? Qual è l’oggetto? Perché c’è il pronome “lo” dove esiste già un oggetto?

Il soggetto naturalmente è “io”, l’oggetto è il caffè. Questo pronome lo sembra proprio di troppo, ma la frase è sostanzialmente corretta.

Normalmente, la struttura di una frase in italiano è soggetto – verbo – complemento.

  • Mario vuole subito un panino.

Chiedo scusa per la banalità della frase, ma è più facile da capire.

Nella lingua parlata, spesso vogliamo enfatizzare il soggetto e l’oggetto mettendoli vicini, e il verbo alla fine. Lo facciamo semplicemente per distribuire diversamente l’importanza di ogni singolo elemento. Il risultato è una frase che a prima vista sembra sgrammaticata.

  • Mario, il panino lo vuole subito.

In questa frase, stranamente, convivono “il panino” e il pronome “lo”, cioè ancora il panino. Due volte.

Questa struttura si chiama dislocazione, ed è molto comune quando si parla. Scriverò un blog separatamente.


Per oggi è tutto. Alla prossima.

Quadro: Antonio Mancini – Dopo il duello – 1872

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