Grammatica: esprimere eventi futuri in italiano


Ripasso: il futuro semplice e anteriore

Diamo per scontato che, da studenti di livello intermedio e avanzato, abbiate giĂ  imparato le coniugazioni del futuro semplice. In ogni caso, per comoditĂ , ripeteremo qui tutte le regole e le eccezioni che riguardano il futuro dell’indicativo.

Il tempo futuro appartiene unicamente al modo indicativo, ossia, il modo della lingua italiana che descrive la realtĂ . Non esiste il futuro nel condizionale o nel congiuntivo. Detto questo, passiamo direttamente alle coniugazioni dei verbi regolari.

-are-ere-ire
iomangeròleggeròdormirò
tumangeraileggeraidormirai
lui / leimangerĂ leggerĂ dormirĂ 
noimangeremoleggeremodormiremo
voimangereteleggeretedormirete
loromangerannoleggerannodormiranno

Come possiamo vedere, il futuro è un tempo molto regolare che, come altri tempi, ha tuttavia le sue eccezioni e irregolarità. Possiamo osservare che i verbi in are e diventano uguali ai verbi in ere. I verbi in ire perdono la differenza che possiamo vedere nel presente, per esempio i verbi dormire e capire hanno la stessa coniugazione (dormirò = capirò / capiscirò).

Per quanto riguarda le irregolaritĂ , possiamo semplificare e dire che:

-RR– senza “e”– verbi in “are”
iorimarròvivròdarò
turimarraivivraidarai
lui / leirimarrĂ vivrĂ darĂ 
noirimarremovivremodaremo
voirimarretevivretedarete
lororimarrannovivrannodaranno
  • Alcuni verbi perdono una parte finale e duplicano la “R”: rimanere, tenere, volere, venire, bere…
  • Alcuni verbi perdono la “E”: avere, dovere, sapere, potere, cadere, godere, vedere, vivere..
  • Alcuni verbi importanti in -are mantengono la “A”: fare, stare, dare. Possiamo aggiungere, “essere” a questo gruppo.

Le irregolaritĂ  del futuro semplice sono identiche a quelle del condizionale presente.


Per la formazione del futuro anteriore, dobbiamo usare i verbi essere e avere con il participio:

  • Avrò mangiato
  • Sarò andato/a

EssereAvere
iosaròavrò
tusaraiavrai
lui / leisarĂ avrĂ 
noisaremoavremo
voisareteavrete
lorosarannoavranno
Ovviamente, essere e avere sono irregolari.

PiĂą o menò, questo è quanto dobbiamo sapere sulla struttura del futuro dell’indicativo.

Il futuro dell’indicativo

La considerazione piĂą ovvia, ma anche meno vera, è che dobbiamo usare i tempi del futuro dell’indicativo per parlare al futuro.

  • Domani andrò a vedere una partita di calcio e ritornerò a casa tardi. Quando sarò tornato, ti chiamerò.

In questo caso, la sequenza delle azioni nel futuro è molto chiara e perfettamente valida, sia nell’italiano scritto che in quello parlato. In particolare, nella seconda frase possiamo notare che il futuro anteriore (sarò tornato) è un’azione completa che precede un’altra azione nel futuro (ti telefonerò).

Il presente “pro futuro”

D’altra parte, possiamo tranquillamente evitare l’uso del futuro e utilizzare semplicemente il presente indicativo, quando la chiarezza dell’azione lo consente.

  • Domani vado a vedere una partita di calcio e ritorno a casa tardi. Quando torno, ti chiamo.

Al contrario di altre lingue, l’uso del presente al posto del futuro in italiano è altrettanto valido, dal momento che la sequenza delle azioni è introdotta da un avverbio, in questo caso “domani”, che trasferisce l’azione chiaramente nel futuro. Ci sono situazioni in cui è addirittura preferibile usare il presente invece del futuro.

  • Aspettami, torno subito (= tornerò subito).

L’avverbio subito ha la funzione di “allungare” il presente fino al momento futuro in cui tornerò e avvicina l’azione a chi ascolta o legge il messaggio.

La sostituzione del futuro con il presente, tuttavia, non è sempre possibile. In particolare, sono due gli elementi che a volte lo impediscono.

  • L’azione è del tutto “incapsulata” nel futuro, senza connessione evidente con il presente.

    Tra cento anni, le auto saranno tutte elettriche.

Non si può usare il presente in questo caso, perchĂ© la preposizione “tra” e “cento anni” allontanano l’azione da chi ascolta, con un distacco netto.

  • La confusione fra il futuro e il presente rende necessario il futuro in caso di ambiguitĂ  logica.

    Non capisco mai quello che vuoi.
    Non capirò mai quello che vuoi.

Evidentemente, nella prima frase “mai” si riferisce a una ripetizione dell’evento nel passato e nel presente. Nella seconda frase vogliamo dire che sarĂ  impossibile capire anche nel futuro.

In sostanza, la logica è sempre dominante e dobbiamo prestare un po’ di attenzione alle eccezioni.

Il futuro nel passato

La “futuro nel passato” esprime un futuro relativo, da un punto di vista del passato invece che dal presente.

  • Gianfranco dice che passerĂ  l’esame.
  • Gianfranco ha detto che avrebbe passato l’esame.

Immaginiamo che la prima frase si riferisca al presente, prima dell’esame. Gianfranco è sicuro che passerĂ  l’esame. Prendiamo questa affermazione di Gianfranco e spostiamola al giorno dopo l’esame, immergendola nel passato,

La seconda frase ci racconta che in passato, Gianfranco ha detto che in futuro avrebbe passato l’esame.

il futuro si trasforma in condizionale passato, quando la frase è spostata completamente nel passato.

L’italiano in questo senso rappresenta un’eccezione rispetto all’inglese (G. said he would pass the test) ma anche rispetto alle altri principali lingue neolatine, ossia lo spagnolo il francese e il portoghese, dove si usa il condizionale semplice per descrivere il “futuro nel passato”. E’ interessante notare che anche nell”italiano antico si usava spesso il condizionale semplice.

In un italiano informale e colloquiale, ma assolutamente corretto, possiamo trovare il cosiddetto “imperfetto prospettivo”, cioè la sostituzione del condizionale composto con il piĂą versatile imperfetto nella costruzione del futuro nel passato.

  • Gianfranco ha detto che passava l’esame.

Contrariamente a quanto si legge su alcuni blog e addirittura in alcuni libri, l’uso dell’imperfetto è totalmente legittimo in questo caso. Come con il presente “pro futuro”, dobbiamo fare attenzione alle ambiguitĂ  e usare l’imperfetto come “futuro nel passato” solo quando non è ambiguo.


🧑🏻‍🏫

Il futuro semplice e anteriore per fare ipotesi


Le forme del futuro in italiano hanno spesso una funzione diversa, essenzialmente non collegata al tempo futuro, che potrebbe essere descritta come ‘congetturale’ o ‘speculativa’, in cui immaginiamo cosa “probabilmente” succede nel presente e cosa forse è successo nel passato. In altre parole:

👱🏻‍♂️ – Dove sarĂ  Luigi? Non lo vedo…
👩🏻‍🦱 – SarĂ  andato in bagno, oppure avrĂ  fame e sarĂ  uscito.

Nessuna di queste frasi è al futuro. In realtà questo è il significato vero:

👱🏻‍♂️ – Dove è probabilmente Luigi? Non lo vedo…
👩🏻‍🦱 – Forse è andato in bagno, oppure forse ha fame ed è uscito
.

In grammatica si parla di “futuro epistemico”, una parola che nessun italiano conosce e che neanche tu dovrai ricordare. E’ solamente importante notare che il futuro semplice a volte si usa per dire “forse nel presente” e il futuro anteriore si usa come “forse nel passato prossimo”.



Il futuro e il congiuntivo

In questo paragrafo non spiegheremo che cos’è e come si usa il congiuntivo. Supponendo che lo abbiate studiato e incontrato durante il vostro viaggio nella lingua italiana, vediamo ora come potemmo rappresentare una frase che in teoria richiederebbe il congiuntivo, in una situazione nel futuro oppure futuro nel passato. Se non avete mai studiato il congiuntivo, vi invito comunque a leggere il paragrafo e a ricordarlo quando affronterete l’argomento.

Come abbiamo anticipato, in italiano non esiste il congiuntivo futuro. Immaginiamo dunque una frase al presente indicativo che richieda il congiuntivo in una situazione futura.

  • Credo che Gianfranco passi l’esame.
  • Credo che Gianfranco passerĂ  l’esame.

La mia opinione nel presente (credo) vorrebbe il congiuntivo presente (passi) per esprimere il fatto che Gianfranco in futuro passerĂ  l’esame. “Credo che” è un forte richiamo per il congiuntivo e “passi” è la risposta piĂą corretta.

Tuttavia, presa fuori contesto, questa frase potrebbe significare che l’esame di Gianfranco sia adesso, nel presente. Se vogliamo evitare ambiguitĂ , possiamo usare il futuro indicativo, passerĂ , ed eliminare i dubbi.

Ciò non vale per i verbi di volontà, bisogno e necessità, dove siamo obbligati a usare il presente perché tali verbi hanno già una proiezione verso il futuro e in generale sono meno flessibili.

  • Voglio che Gianfranco passi (passerĂ ) l’esame.

Immaginando una situazione di futuro nel passato, possiamo usare indifferentemente il condizionale passato oppure il congiuntivo imperfetto. Prendiamo le due frasi che abbiamo utilizzato prima e trasferiamole nel passato:

  • Credevo che Gianfranco passasse l’esame.
  • Credevo che Gianfranco avrebbe passato l’esame.

In teoria, sarebbe preferibile utilizzare il condizionale composto anche con una frase che introduce il congiuntivo, per rappresentare il futuro nel passato, quindi la seconda possibilitĂ  è grammaticalmente piĂą solida della prima, la quale potrebbe essere un po’ ambigua (Credevo che in quel momento preciso Gianfranco passasse l’esame). In realtĂ , tutte e due le frasi sono corrette perchĂ© la logica e il contesto sono quasi sempre molto chiari. Il congiuntivo imperfetto soprattutto nella lingua parlata è molto comune per rappresentare il “futuro nel passato” nelle frasi che lo richiedono.

Facendo lo stesso ragionamento con i verbi di volontĂ  e bisogno, la frase diventa piĂą rigida. Anche in questo caso, usiamo lo stesso esempio di prima tradotto al passato.

  • Volevo che Gianfranco passasse (avrebbe passato) l’esame.

In questo caso, è un errore usare il condizionale composto. Dobbiamo usare necessariamente il congiuntivo imperfetto.


Esercizio – il futuro


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Riccardo
Milanese, graduated in Italian literature a long time ago, I began teaching Italian online in Japan back in 2003. I usually spend winter in Tokyo and go back to Italy when the cherry blossoms shed their petals. I do not use social media.

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